domenica 26 aprile 2015

«PREFERISCO IL PARADISO.» [Cfr. Ebrei 11]

* PREFERISCO IL PARADISO * 

Lettere di San Paolo:

Ebrei 11

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*EBREI 11*

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    1 La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. 2 Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. 

    3 Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.

    4 Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.

    5 Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. 

6 Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.

7 Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.

    8 Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

    9 Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. 10 Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

    11 Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. 12 Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare.

    13 Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. 

    14 Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. 15 Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; 16 ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.

    17 Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, 18 del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. 19 Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.

    20 Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future. 21 Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi all'estremità del bastone.

    22 Per fede Giuseppe, alla fine della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa. 23 Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re.

    24 Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, 25 preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. 

    26 Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa. 27 Per fede lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile.

    28 Per fede celebrò la pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti. 29 Per fede attraversarono il Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli Egiziani, ma furono inghiottiti.

    30 Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni. 31 Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori.

    32 E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, 33 i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, 34 spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. 

    35 Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. 

    36 Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. 37 Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - 38 di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.

    39 Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: 40 Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

sabato 25 aprile 2015

*LIBERACI DAL MALE: DALL'UMANO VOLERE * Lc 21,28

*LIBERACI DAL MALE: 
DALL'UMANO VOLERE * 
Lc 21,28
*
*VIII VOL. 28 DICEMBRE 1908*
TERREMOTI DELLA SICILIA [MESSINA]
E DELLA CALABRIA.
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    Trovandomi nel solito mio stato, sentivo come se la terra facesse delle oscillazioni e ci volesse mancare di sotto. Io ne sono rimasta impressionata e dicevo trame:  “Signore, Signore, che c’è?” E Lui nel mio interno ha detto: “Terremoti”. Ed ha fatto silenzio. Io non gli ho dato quasi retta e stando quasi in me stessa continuavo le mie solite cose interne, quando al meglio, dopo aver passato all'incirca cinque ore dalla parola dettami, ho sentito sensibilmente il terremoto. 

     Onde, appena finito di sentirlo, mi son trovata fuori di me stessa. Quasi confusa vedevo cose strazianti, ma subito mi è stata tolta la vista di ciò, e mi son trovata dentro una chiesa. Dall’altare è uscito un “giovane” vestito di bianco; credo che fosse Nostro Signore, ma non so dirlo certo. Avvicinandosi a me, con un aspetto imponente mi ha detto: “Vieni!” 

    Io mi sono stretta nelle spalle, senza alzarmi, e calcolando in me che in quell’ora stava flagellando e distruggendo, ho detto: “Neh, Signore, giusto ora volete portarmi?” Quasi rifiutando l’invito. Allora quel giovane si è gettato nelle mie braccia, e nel mio interno mi sentivo dire: Vieni, o figlia, affinché possa finirla col mondo; così lo distruggerò in gran parte, coi terremoti, con le acque e con le guerre”. Dopo ciò mi sono trovata in me stessa.

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*VIII VOL. 2 GENNAIO 1909*
CONTINUA PARLANDO DEI TERREMOTI.
*
    Riprendo a dire, con mia somma ripugnanza e solo per ubbidire, ciò che è passato dal giorno 28 Dicembre riguardo al terremoto. Stavo pensando tra me alla sorte di tanta povera gente viva sotto le pietre ed alla sorte del mio Sacramentato Signore, vivo anche Lui, sepolto sotto le macerie, e dicevo tra me, pare che il Signore dica a quei popoli: “Ho subito la stessa vostra sorte per i vostri peccati; sto insieme con voi ad aiutarvi, a darvi forza; vi amo tanto che sto ad aspettare un ultimo atto d’amore per salvarvi tutti, non tenendo conto di tutto il male che avete fatto per l’addietro”. 

    Ah! Mio Bene, mia vita e mio tutto, ti mando le mie adorazioni sotto le macerie, dovunque Tu ti trovi; i miei abbracci, i baci e tutte le mie potenze a tenerti continua compagnia. Oh! Quanto vorrei venire a dissotterrarti, per mettervi in luogo più comodo e più degno di Te! In questo mentre, il mio adorabile Gesù mi ha detto nel mio interno: 

    “Figlia mia, hai interpretato in qualche modo gli eccessi d’amore che, anche mentre flagello, ho verso i popoli; ma non è tutto, è anche più. Però sappi che la mia sorte Sacramentale è forse meno infelice, meno nauseante sotto le pietre che nei tabernacoli; è tale e tanto il numero dei sacrilegi che si commettono dai preti e anche dal popolo, che ne ero stanco di scendere nelle loro mani e nei loro cuori, da costringermi a distruggerli quasi tutti. E poi, che dirti dell’ambizione, degli scandali dei sacerdoti? Tutto era tenebre in loro, non più luce, quali devono essere. E quando i sacerdoti giungono a non dare più luce, i popoli raggiungono gli eccessi e la mia giustizia è costretta a distruggerli”. 

    Stavo pure pensando alle sue privazioni e mi sentivo una paura, come se volesse succedere anche qui qualche forte terremoto. Vedendomi così sola senza Gesù, mi sentivo tanto oppressa da sentirmi morire. Onde, avendo di me compassione, il buon Gesù appena ha fatto un’ombra e mi ha detto: 

    “Figlia mia, non ti opprimere tanto, per tuo riguardo risparmierò da gravissimi danni questa città. Vedi se Io non devo continuare a castigare. Invece di convertirsi, di arrendersi, nel sentire la distruzione delle altre province dicono che là sono i luoghi, i terreni che fanno succedere ciò, e si prendono più bel tempo continuando ad offendermi. Quanto sono ciechi e sciocchi! Non è la terra tutta nel mio proprio pugno? Non posso forse Io aprire le voragini della terra e farli inghiottire anche in altri luoghi? E per far loro vedere, farò provocare il terremoto in altri luoghi, dove non è solito di fare”. 

    Mentre ciò diceva, pareva che stendesse la sua mano nel centro della terra, ne prendeva il fuoco e lo avvicinava alla superficie della terra, e la terra si scuoteva e si sentiva il terremoto, dove più forte e dove meno, soggiungendo: 

Questo non è altro che il principio dei castighi; che ne sarà la fine?”

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giovedì 23 aprile 2015

* LUISA PICCARRETA 150° : ALTER CHRISTI * Gal 2,20 *

*NON SONO PIÙ IO CHE VIVO, MA CRISTO VIVE IN ME*
Galati 2,20
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*XI VOL. 11 NOVEMBRE 1915*

L’ANIME CHE VIVONO
NELLA DIVINA VOLONTÀ 
SONO ALTRI CRISTI, 
E QUESTI OTTENGONO MISERICORDIA.
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    Questa mattina sentivo tale compassione per le offese che Gesù riceve e per tante povere creature che hanno la sventura di offenderlo, che vorrei affrontare qualunque pena per impedire la colpa, e pregavo e riparavo di cuore. 

    Durante ciò, il benedetto Gesù è venuto e pareva che portasse le stesse ferite del mio cuore, ma, oh! quanto più larghe, e mi ha detto: 

    “Figlia mia, la mia Divinità, nel mettere fuori la creatura, restò come ferita dallo stesso mio Amore, per amore verso di essa, e questa ferita mi fece scendere dal Cielo in terra e piangere e versare sangue, e tutto ciò che feci. 

    Ora, l’anima che vive nella mia Volontà sente al vivo questa mia ferita, come se fosse sua, e piange, prega e vorrebbe soffrire tutto per mettere in salvo la povera creatura, affinché questa mia ferita d’amore non sia inasprita dalle offese delle creature. 

    Ah! Figlia mia, queste lacrime, pene, preghiere e riparazioni raddolciscono la mia ferita e scendono sul mio petto, come tante fulgide gemme. E mi glorio di tenerle sul mio petto per mostrarle a mio Padre, per inchinarLo a pietà verso le creature. 

    Sicché tra loro e Me scende e sale una vena divina, che va loro consumando il sangue umano. E quanto più prendono parte alla mia ferita, alla mia stessa Vita, tanto più questa vena divina si allarga, si allarga tanto da rendersi esse altrettanti Cristi. 

     Ed Io vado ripetendo al Padre: «Io sto nel Cielo, ma ci sono gli altri Cristi sulla terra, che sono feriti dalla mia stessa ferita, che piangono come Me, che soffrono, che pregano, ecc., quindi dobbiamo versare sulla terra le nostre misericordie»

    Ah! Solo questi che vivono nel mio Volere prendono parte alla mia ferita; mi rassomigliano in terra e mi rassomiglieranno in Cielo, col prendere parte alla stessa Gloria della mia Umanità”.

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mercoledì 22 aprile 2015

LUISA PICCARRETA 150° : *LETTERA A FEDERICO ABRESCH*


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IL REGNO DELLA MIA DIVINA VOLONTÀ


IN MEZZO ALLE CREATURE
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* LIBRO DI CIELO *
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IL RICHIAMO DELLA CREATURA NELL'ORDINE, AL SUO POSTO
E NELLO SCOPO PER CUI FU CREATA
DA DIO

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DIARIO DELLA SERVA DI DIO
LUISA PICCARRETA
LA PICCOLA FIGLIA DELLA

DIVINA VOLONTÀ

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* LETTERE *


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107 A Federico Abresch (?)

In Voluntate Dei!

Stim.mo e carissimo figlio nel Divin Volere, nel sentire che vi occupate del Fiat Divino mi sento felicitare e gioire, ed insieme con me gioisce e si felicita Gesù. Grazie di cuore, vi dico insieme al mio caro Gesù.

Quello che potete fare, fatelo; il resto lo farà Gesù, che tanto vuole ed ama e sospira che il suo Volere sia conosciuto e posseduto come vita propria dalla creatura, perché solo la Divina Volontà è il principio della nostra vita, il mezzo e il fine della nostra esistenza, che ci farà prendere il Cielo d'assalto.

Senza di Essa ci capovolgiamo, perdiamo il diritto ai nostri beni terrestri e celesti, perdiamo il vincolo con la Famiglia Divina. Invece, se viviamo di Volontà Divina, tutto è nostro; lo stesso Dio è nostro...

Se amiamo, il nostro piccolo amore corre in tutti i cuori e anche nei cuori futuri, ed ama Dio per tutti; corre negli stessi Angeli, nei mari d'amore della Regina del Cielo, nei mari divini (di Dio), e dovunque, in tutto e dappertutto ama. La creatura che ama nel Volere Divino non si contenta se non trova il suo posto in tutti, per amare Colui che tanto l'ama.

Amare nel Divin Volere fa stupire Cielo e terra, e gli stessi Santi sospirano nel loro cuore di avere questo Amore conquistante di chi vive nell'esilio. Così, se preghiamo, se adoriamo e perfino se sospiriamo in questo Volere sì santo, ci facciamo vita di tutti e diamo a Dio ciò che tutti dovrebbero dare.

Perciò, i prodigi del vivere nel Voler Divino sono inesauribili e forse li conosceremo in Cielo. Ed è stata questa la ragione perché il nemico infernale ha chiuso tutte le vie e se n'è servito di persone ecclesiastiche; ma verrà il tempo in cui Gesù trionferà di tutto e verrà con certezza il suo regno sulla terra, perché è decreto di Dio, e Lui non cambia facilmente i suoi decreti per la malvagità degli uomini.

Beato però chi s'interessa di vivere nel suo Volere, perché il Signore se ne servirà di loro per aprire le vie già chiuse, e se ne servirà dei loro atti come di tante chiavi per aprire il Cielo e farlo scendere a regnare sulla terra. Perciò, carissimo figlio, siamo attenti, non ci spostiamo mai dal Fiat Supremo.

In riguardo al giro ( ... )

Vi lascio nel Voler Divino a farvi gran santo. Pregate per me; vi saluto di cuore nel Voler Divino.

La piccola figlia della Divina Volontà.

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LUISA PICCARRETA 150° *

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lunedì 20 aprile 2015

*IL NAUFRAGIO DELL'UMANO VOLERE * Matteo 5, 3-12*

*IL NAUFRAGIO DELL'UMANO VOLERE* 
Matteo 5, 3-12
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*XXI VOL. 14 APRILE 1927*

COME NOSTRO SIGNORE 
VENNE SULLA TERRA A SOFFRIRE 
TUTTI I MALI CHE AVEVA FATTO L’UMANA VOLONTÀ. 
COME LA PAROLA DI GESÙ È VITA.

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    Stavo pensando alla Divina Volontà e al male dell’umano volere, ed il mio amato Gesù, tutto afflitto, mi ha detto: 

Figlia mia, tutto ciò che Io soffrii nella mia Umanità non fu altro che tutto il male che aveva prodotto l’umana volontà alla povera creatura. Essa formò la prigione, le tolse la libertà di poter spaziare nel suo Dio, nei Cieli, dove volesse; la rese incapace di fare il bene, le tolse la luce e la circondò di fitte tenebre. 

    Ed Io venni sulla terra e mi chiusi nella prigione del seno della mia cara Mamma e, sebbene era santa quella prigione, non si può negare che era la più stretta e oscura prigione che potesse esistere nel mondo, tanto che non potevo stendere né una mano, né un piede, né mi era dato di fare un passo, né c’era spazio per poter aprire gli occhi. 

    Tutto ciò aveva fatto l’umana volontà alla creatura, ed Io fin dal principio del mio concepimento venni a subirne la pena per abbattere la prigione dell’umana volontà e restituirle ciò che aveva perduto. 

    Volli nascere in una stalla e soffrire la povertà più estrema. Più che stalla formò l’umano volere alle povere creature. Le passioni formarono persino il letame nelle loro anime che, soffiando più che vento, erano rimaste intirizzite da un freddo intenso, fino ad influire sulla natura e togliendo loro non solo la felicità terrestre, facendo provare la fame e la povertà, non solo dell’anima, ma anche quella del corpo; ed Io volli soffrire il gelo, la povertà estrema, la puzza del letame che vi era nella stalla. 

    E vedendomi due animali vicino, sentivo il dolore di cui l’umano volere riuscì a convertire quasi in bestia l’opera nostra più bella, il nostro caro gioiello, la nostra cara immagine qual era il povero uomo. Non ci fu pena, che Io soffrii, che non avesse il suo principio dalla volontà umana. Ed Io mi assoggettavo a tutto per riabilitarlo di nuovo nel regno del “ FIAT Supremo ”. 

    Fin nella mia Passione volli soffrire l’essere spogliato nella flagellazione e denudato sulla croce, stirato in modo orribile, tanto che si potevano contare le mie ossa, tra confusioni, abbandoni ed amarezze indicibili. Tutto ciò non era altro che lo sbocco dell’umano volere, che lo aveva spogliato di tutti i beni e col suo soffio velenoso lo aveva coperto di confusione e di obbrobri, fino a trasformarlo in modo orribile e a renderlo oggetto di ludibrio per i tanti suoi nemici. 

    Figlia, se vuoi conoscere tutti i mali che ha fatto l’umana volontà, studia bene la mia vita, numera una per una le mie pene e leggerai a caratteri neri i mali della storia malefica dell’umana volontà. Ne proverai tant'orrore nel leggerla, che ti contenterai di morire anziché far entrare in te una sola sillaba di essa”. 

    Dopo ciò, Gesù ha fatto silenzio e se ne stava tutto taciturno, pensoso ed afflitto; guardava d’intorno e lontano, come se volesse indagare le disposizioni delle creature e, non vedendole disposte, continuava il suo profondo silenzio. Quindi ho dovuto passare parecchi giorni di privazione, come se non più vivesse in me. Poi, come Sole che sorge, ho incominciato a sentire che si moveva nel mio interno e mi ha detto: 

    “Figlia mia, quando Io parlo esce da Me una Vita, il “dono” più grande, e debbo vedere se c’è disposizione da parte delle creature per mettervi questa mia Vita, e non vedendola sono costretto a tacere, perché non c’è posto dove mettere questo gran “dono”. Ecco perciò la causa, per cui molte volte non parlo, perché ciò che riguarda il FIAT Divino non è per te sola, ma servirà alle altre creature. 

    Al più forma il suo capitale in te, per trasmetterlo a bene altrui. Onde, mentre faccio silenzio, tu preghi che venga conosciuto il regno della mia Volontà e soffri perché ti vedi priva di Me, tua Vita. Vivere senza Vita è il più grande martirio. Queste pene e queste preghiere maturano il “dono” e mentre mi fanno aprire la bocca per far uscire la nuova Vita che riguarda la mia Divina Volontà, dispongono le creature a riceverla. 

    Queste pene sono più che raggi di sole, che maturano i campi, i frutti, i fiori. Perciò, tutto è necessario: il silenzio, le pene, le preghiere per il decoro delle manifestazioni della mia Volontà”.

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*VENGA IL TUO REGNO*

venerdì 17 aprile 2015

* I SEGNI CHE ACCOMPAGNERANNO QUELLI CHE CREDONO.* Mc 16,17-18 *


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*XIV VOL. 10 MARZO 1922*

COME CHI FA LA DIVINA VOLONTÀ
È REGINA DI TUTTO.
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   Stavo meditando le ore della Passione e, secondo il mio solito, mi riversavo nel Santo Voler di Dio, offrendole a bene di tutti, ma la mia volontà come se le volesse appropriare, per cui spesso spesso dicevo: “Mio Gesù, in modo speciale per aiuto, per sollievo, per liberazione di quell’anima.” 

Ed il mio dolce Gesù, riprendendomi, mi ha detto: 

    “Figlia mia, tutto ciò che si fa nella mia Volontà è come sole che si diffonde a tutti e come si prega nella mia Volontà, si offre il mio sangue, le mie pene, le mie piaghe, le quali si convertono in tanti raggi di luce che si diffondono a tutti; scendono con rapidità nel più profondo carcere del purgatorio e convertono le loro pene e tenebre in luce, quindi la cosa può essere eguale per tutti e se differenza ci può essere, non può essere mai da parte di chi dona, ma da parte di chi riceve, a seconda le disposizioni di ciascuna. 

    Succede come al sole, che dà la luce a tutti egualmente, batte e riscalda un punto di terreno tanto quanto l’altro, ma chi guadagna? Chi lavora. Qual terreno produce il frutto? Dove sta gettato il seme, l’altro terreno nonostante la luce del sole, resta infecondo, quindi la specialità nella mia Volontà non esiste, da per Se stessa corre, si diffonde e si vuol dare a tutti, chi vuole ne prende.” 

     Io sono rimasta afflitta nel sentire ciò e Gesù ha soggiunto: Ah! tu vorresti fare come il sole, che volesse accentrare in un punto più forte la sua luce, il suo calore, per poterlo riscaldare ed illuminarlo, tanto da convertire quel punto nello stesso sole mentre fa il suo corso regolare su tutte le altre cose.” 

     Ed io: “Sì, sì, è proprio questo, è il peso della gratitudine che sento che mi spinge a ciò.” Gesù ha sorriso nel sentirmi ed ha ripreso: 

    “Se è così, fa’ pure, ma tu devi sapere che come la mia Volontà domina tutto, si trova dappertutto, sorregge tutti, è conosciuta dal Cielo, dalla terra e persino dai demoni, non vi è nessuno che possa a Lei opporvisi, così l’anima che fa la mia Volontà, deve dominare tutto, trovarsi dappertutto, sorreggere tutto e voglio che sia conosciuta da tutti.” 

Ed io: “Amor mio, io non sono conosciuta da nessuno.” 

    E Lui: “Come, non ti conosce nessuno? Ti conoscono tutti i santi e gli angeli, uno per uno e con ansia aspettano il tuo operato nel mio Volere, come nota divina e la più armoniosa che scorre su tutto ciò che hanno fatto in vita, per dare loro maggiore splendore e contento; ti conoscono tutte le anime purganti, sentendo su di loro il continuo refrigerio che porta l’operato nel mio Volere; ti conoscono i demoni dalla forza che sentono in te della mia Volontà; e se la terra non ti conosce ora, ti conoscerà in appresso.

      Succede e faccio per chi fa la mia Volontà, come feci per la mia Madre Celeste, la costituii Regina di tutto e comandai a tutti che la riconoscessero ed onorassero come loro Regina e le comandai che schiacciasse col suo piede la testa dell’infernale dragone; così faccio per coloro che vivono nella mia Volontà, tutto sta sotto il loro dominio e non c’è bene che da loro non provenga.

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mercoledì 15 aprile 2015

* E NON ESSERE PIÙ INCREDULO MA CREDENTE! * Giovanni 20,27 *

«E NON ESSERE PIÙ INCREDULO MA CREDENTE!».
GV 20,27

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*VII VOL. 6 NOVEMBRE 1906

LA FEDE E LA SPERANZA
DELL’ANIMA CHE VIVE
NEL DIVIN VOLERE. 
*
    Mentre stavo pregando, e secondo il mio solito, al più ciò che faccio lo faccio come se lo stessi facendo con Nostro Signore e con le sue stesse intenzioni, onde stavo recitando il credo e non avvertendo io stessa, stavo dicendo che intendevo avere la fede di Gesù Cristo, per riparare tante miscredenze e per impetrare che tutti avessero il dono della fede; in questo mentre si è mosso nel mio interno e mi ha detto: 

    “Tu sbagli, Io non avevo né fede e né speranza, né ne potevo avere, perché ero lo stesso Dio: Io ero solo Amore.” 

    Nel sentire amore, mi piaceva tanto poter essere solo amore, che, non badando, ho detto un altro sproposito, cioè: “Signore mio, vorrei essere anch’io come Te, tutto amore e niente altro.” E Lui ha soggiunto: 

    “Questa è la mia mira, perciò ti vado spesso parlando della perfetta rassegnazione, ché vivendo del mio Volere, l’anima acquista l’amore più eroico e giunge ad amarmi col mio stesso amore e diventa tutt’amore e, diventando tutt’amore, sta a mio continuo contatto, sicché sta con Me, in Me e per Me fa tutto ciò che voglio, né si muove, né desidera che il mio Volere, dove è racchiuso tutto l’amore dell’Eterno e dove resta essa racchiusa e, vivendo in questo modo, l’anima giunge quasi a sperdere la fede e la speranza, perché giungendo a vivere del Volere Divino, l’anima non si sente più a contatto della fede e della speranza, se vive del suo Volere, che cosa deve credere se l’ha trovato e ne fa suo cibo? 

    E che cosa deve sperare se già lo possiede vivendo non fuori di Dio ma in Dio? Perciò la vera e perfetta rassegnazione è il suggello della sicura predestinazione ed il possesso certo che l’anima ha di Dio. Hai capito? Pensaci bene.” 

    Io sono rimasta come incantata e dicevo tra me: “Niente meno si può giungere a questo?” E quasi dubitavo e dicevo: “Forse ha voluto tentarmi per vedere ciò che faccio io e darmi campo per dire più spropositi e per vedere dove giunge la mia superbia; ma è buono dire qualche sproposito, almeno si spinge a dire qualche cosa e si ha il bene di sentire la sua voce che fa ritornare da morte a vita.” E pensavo qual altro sproposito avrei potuto dire. In questo mentre si è mosso di nuovo ed ha replicato: 

Tu vuoi tentarmi, non Io, e poi finisci col dubitare sulle mie verità.” 

    Poi ha fatto silenzio. Io mi sentivo confusa e pensavo alle cose che mi aveva detto, ma chi può dirle tutte? Sono cose che non si possono esprimere. 

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domenica 12 aprile 2015

* VADE RETRO * Genesi 3,15 *



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*XXIX VOL. 19 MAGGIO 1931*

SCENE DELL'EDEN. CADUTA DELL'UOMO.
LA REGINA DEL CIELO CHE SCHIACCIA IL CAPO
AL SERPE INFERNALE.
COME LE PAROLE DI GESÙ HANNO LA VIRTÙ COMUNICATIVA.
COME PARLA DEI DUBBI E DIFFICOLTÀ.
*
    Stavo continuando i miei atti nel Voler Divino ed unendomi agli atti che fece nella Creazione, per dargli l'omaggio, l'amore, l'adorazione per ciascuna cosa creata per amor delle creature, la mia povera mente si è portata nell'Eden, nell'atto della caduta dell'uomo, quando il serpe infernale con la sua astuzia e bugia indusse Eva a sottrarsi alla Volontà del suo Creatore ed Eva, coi suoi modi lusinghieri, indusse Adamo a cadere nello stesso peccato. 

Ora mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù mi ha detto: 

     "Figlia mia, il mio amore non si estinse per la caduta dell'uomo, ma si riaccese di più e se la mia giustizia giustamente lo punì e lo condannò, il mio amore, baciando la mia Giustizia, senza frapporre tempo in mezzo, promise il futuro Redentore e disse al serpe ingannatore coll'impero della mia potenza: tu ti sei servito d'una donna per strapparmi l'uomo dalla mia Volontà Divina ed Io per mezzo d'un'altra donna, che avrà in suo potere la potenza del mio Fiat, abbatterò il tuo orgoglio e col suo piede immacolato ti schiaccerà la testa. 

    Queste parole bruciarono più dello stesso inferno il serpe infernale e chiuse tanta rabbia nel cuor suo, che non poteva star più fermo, non faceva altro che girare e rigirare la terra, per scoprire Colei che doveva schiacciargli la testa, non per farsela schiacciare, ma per poter con le sue arti infernali, con le sue astuzie diaboliche, far cadere Colei che doveva sconfiggerlo, debilitarlo e legarlo nei cupi abissi. 

     Quindi per quattromila anni andò sempre girando e quando vedeva donne più virtuose e buone, armava la sua battaglia, le tentava in tutti i modi e le lasciava solo quando si assicurava per mezzo di qualche debolezza o difetti, che non era Colei per mezzo della quale doveva essere sconfitto quindi seguiva il suo girare. 

    Onde venne difatti la Celeste creatura, che gli schiacciò la testa ed il nemico sentì tale potenza in Lei, che lo atterrò e non ebbe la forza di avvicinarsi; questo lo faceva rodere di rabbia e usava tutte le sue armi infernali per combatterLa, macché! faceva per avvicinarsi, si sentiva fiaccare, rompere le gambe e costretto a rivolgersi indietro e da lontano spiava le sue mirabili virtù, la sua potenza e santità ed Io, per confonderlo e metterlo in dubbio gli facevo vedere la Sovrana Celeste, le sue cose umane come il prendere cibo, il piangere, il dormire ed altro e lui si persuadeva che non era Colei, perché essendo tanto potente e santa, non doveva essere soggetta ai bisogni naturali della vita, ma poi ritornava ai dubbi e voleva ritornare all'assalto, ma invano. 

    La mia Volontà è potenza che debilita tutti i mali e tutte le potenze infernali, è luce che si fa conoscere da tutti e, dov'Essa regna, fa sentire la sua potenza, che neppure agli stessi demoni è dato disconoscere. Quindi la Regina del Cielo era ed è il terrore di tutto l'inferno. 

    Ora il serpe infernale sente sul suo capo la mia parola fulminea dettagli nell'Eden, la mia condanna irrevocabile che una donna gli schiaccerà la testa, quindi sa che, schiacciata la sua testa, sarà rovesciato il suo regno sulla terra, perderà il suo prestigio e tutto il male che egli fece nell'Eden per mezzo d'una donna, sarà rifatto da un'altra donna ma anche se la Regina del Cielo lo debilitò, gli schiacciò la testa ed Io stesso lo legai alla croce, quindi non è più libero di fare quello che vuole, fa scempio di chi sventuratamente si avvicina; 

    molto più che vede che la volontà umana non è soggiogata dalla Divina ed il Suo regno non è formato ancora, teme che un'altra donna abbia a finire di bruciare le tempie, per fare che la condanna divina abbia il suo compimento sul suo capo schiacciato dal piede dell'Immacolata Regina, perché sa che quando Io parlo, la mia parola ha la virtù comunicativa ad altre creature. 

    Quindi come si assicurò che Colei che lui temeva era la Vergine Santissima e che non poteva più combatterle, riprese il suo giro, sta tutto occhio e come alla vedetta per vedere se un’altra donna ha il compito da Dio di far conoscere la Divina Volontà per farla regnare ed avendoti visto scrivere tanto sul mio Fiat, il solo dubbio che ciò potesse essere, ha suscitato tutto l'inferno contro di te, ecco la causa di tutto ciò che hai sofferto, quindi si è servito di uomini malvagi e ha fatto loro inventare calunnie e cose che non esistono.

    Onde nel vederti tanto piangere, si son persuasi che non sei tu che puoi portare la rovina che tanto temono al loro regno diabolico. 

    Questo è ciò che riguarda la Regina del Cielo da parte del serpe infernale, ora voglio dirti ciò che riguarda le creature a pro di lui. Figlia mia, la Celeste creatura era povera, le sue doti naturali apparentemente erano comuni, nulla di straordinario appariva nell'esterno. 
Prese per sposo un povero artigiano che guadagnava il suo pane giornaliero col suo modesto lavoro. 

    Supponi che si fosse saputo prima che la Madre del Verbo era Colei, se i grandi del mondo, i dottori e Sacerdoti, avessero saputo ch'era la Madre del futuro Messia, le avrebbero fatto una guerra accanita, nessuno le avrebbe creduto, avrebbero detto: Possibile che debba essere questa povera la madre del Verbo Eterno, forse non ci sono state e ci sono donne in Israele? 

    Ci è stata una Giuditta, un'Ester e tante altre. Quindi nessuno le avrebbe creduto ed avrebbero messo dubbi e difficoltà senza numero, se dubitarono sulla mia Divina Persona, tanto da non credere che Io fossi il Messia sospirato e molti giungono a non credere ancora che Io scesi sulla terra anche se Io feci molti miracoli da indurre i più increduli a credermi, ah! quando nei cuori entra la durezza, l'ostinazione, gli uomini si rendono incapaci di ricevere alcun bene, le verità, gli stessi miracoli sono per loro come morti e senza vita. 

       Quindi molto più la Mamma Celeste, della quale nulla di miracoloso si vedeva all’esterno. Ora figlia mia, ascoltami, i dubbi seri, le difficoltà più gravi che hanno trovato nei tuoi scritti sono proprio questi: che Io ti ho detto che ti chiamavo a vivere nel regno della mia Divina Volontà, dandoti la missione speciale ed unica di farla conoscere, affinché come Io stesso dissi nel Pater Noster e la Santa Chiesa dice tuttora: venga il regno tuo cioè, che la tua Volontà si faccia come in Cielo così in terra. 

    Non si dice nel Pater che questo regno sta sulla terra, ma che venga ed Io non avrei composto una preghiera se non dovessi averne gli effetti. 

    Quindi per giungere a ciò, non avrei dovuto eleggere un'altra donna, che il serpe infernale tanto teme? Lui per mezzo della prima donna mi rovinò il genere umano ed Io, per confonderlo, mi servo della donna per rifarmi della sua rovina e far sorgere a tutti il bene che cercò di distruggere? 

    Ecco perciò la necessità dei preparativi, delle grazie, delle mie visite e comunicazioni. 

    Questo ha suonato male a chi ha letto, quindi, dubbi e difficoltà, perchè per loro non può essere possibile che fra tanti altri grandi Santi nessuno sia vissuto nel regno della mia Volontà, e che tu sola sia da preferire a tutti; e quando hanno letto che io ti mettevo vicino alla Sovrana Regina, perché essendo vissuta Essa nel regno del mio Fiat Divino tu potessi imitarla, e, volendo far di te una copia che le somigliasse ti ho messa nelle sue mani affinché ti guidasse, ti assistesse, ti proteggesse perché potessi in tutto imitarla, è parso loro tanto assurdo e, fraintendendo sinistramente il senso, hanno pensato che ti avessi detto, che tu sei un'altra Regina; 

    quanti spropositi! non ho detto che tu sei come la Celeste Regina, ma che ti voglio simile a Lei, come ho detto a tante altre anime a me care che le volevo simili a me, ma con ciò non diventavano Dio come me e poi, essendo la Celeste Signora la vera Regina del regno della mia Volontà, è compito suo aiutare ed insegnare alle fortunate creature che vogliono entrare a vivere in Esso. 

    Con ciò fanno intendere come se io non avessi potere di eleggere chi voglio e quando voglio; ma del resto il tempo dirà tutto e come non possono disconoscere che la Vergine di Nazaret è la Mamma mia, così non potranno disconoscere che ti ho eletta per l'unico scopo di far conoscere la mia Volontà e che per mezzo tuo mi servirò affinchè il 'venga il regno tuo' abbia il suo compimento. 

    È certo che le creature sono strumento nelle mie mani e non guardo chi sia, ma guardo se la mia Divina Volontà ha deciso d'operare per mezzo di questo strumento e ciò mi basta per compiere i miei più alti disegni. Mi servo a suo tempo dei dubbi e difficoltà delle creature per confonderli ed umiliarli, ma non mi arresto e vado avanti nell'opera che voglio fare per mezzo della creatura.  

Perciò anche tu seguimi e non indietreggiare. 

    Del resto si vede dal modo del loro pensare che hanno calcolato solo la tua persona, ma non hanno calcolato ciò che può fare la mia Divina Volontà e ciò che sa fare e quando decide d'operare in una creatura per compiere i suoi più grandi disegni in mezzo alle umane generazioni non si fa dettare legge da nessuno, né riguardo a chi dev'essere, né riguardo al tempo, né al modo, né al luogo, ma agisce in modo assoluto, né fa conto di certe menti corte che non si sanno elevare nell'ordine divino e soprannaturale, né sanno piegare la fronte dinanzi alle opere incomprensibili del loro Creatore e, mentre vogliono ragionare con la loro ragione umana, perdono la ragione divina e restano confusi ed increduli."

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*ADVENIAT REGNUM TUUM*