lunedì 18 gennaio 2016

«ECCE HOMO!». Gv 19,5

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LUISA PICCARRETA
La Piccola Figlia della Divina Volontà
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*XIX VOL. 20 GIUGNO 1926

“ECCE HOMO.” 
GESÙ SENTÌ TANTE MORTI PER QUANTI GRIDARONO “CROCIFIGGILO”. 
CHI VIVE DELLA DIVINA VOLONTÀ PRENDE IL FRUTTO DELLE PENE DI GESÙ. 
L’IDEALE DI GESÙ NELLA CREAZIONE ERA IL REGNO DELLA SUA VOLONTÀ NELL’ANIMA.
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    Dopo aver passato giorni amarissimi per la privazione del mio dolce Gesù, sentivo che non ne potevo più, io gemevo sotto un torchio che mi stritolava anima e corpo e sospiravo la mia Patria Celeste, dove neppure per un istante sarei rimasta priva di Colui che è tutta la mia vita ed il mio sommo ed unico bene. 
    Onde, quando mi son ridotta agli estremi senza Gesù, mi son sentita tutta riempire di Lui, in modo che io restavo come un velo che lo copriva; e siccome io stavo pensando e accompagnandolo nelle pene della sua Passione, specie nell’atto quando Pilato lo mostrò al popolo dicendo “Ecce Homo”, il mio dolce Gesù mi ha detto: 
Figlia mia, come Pilato disse “Ecce Homo”, tutti gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo, lo vogliamo morto.” 
Anche il mio stesso Padre Celeste e la mia inseparabile e trafitta Mamma e non solo quelli ch’erano presenti, ma tutti gli assenti e tutte le generazioni passate e future; e se qualcuno non lo disse con la parola, lo disse coi fatti, perché non ci fu uno solo che disse che mi voleva vivo ed il tacere è conferma di ciò che vogliono gli altri. 
Questo grido di morte di tutti fu per Me dolorosissimo, Io sentivo tante morti per quante persone gridarono “crocifiggilo”, mi sentii come affogato di pene e di morte, molto più ché vedevo che ciascuna mia morte non portava a ciascuno la vita e quelli che ricevevano la vita per causa della morte mia non ricevevano tutto il frutto completo della mia Passione e morte. 
Fu tanto il mio dolore, che la mia Umanità gemente stava per soccombere e dare l’ultimo respiro, ma mentre morivo, la mia Volontà Suprema con la sua onniveggenza fece presenti alla mia Umanità morente tutti quelli che avrebbero fatto regnare in loro, con dominio assoluto, l’Eterno Volere, i quali avrebbero preso il frutto completo della Passione e morte mia, tra i quali stava a capo la mia cara Madre, Essa prese tutto il deposito di tutti i miei beni e dei frutti che ci sono nella mia Vita, Passione e Morte, neppure un mio respiro fece andare sperduto e ne custodì il prezioso frutto che da Lei doveva essere trasmesso alla piccola neonata della mia Volontà e a tutti quelli in cui il Supremo Volere avrebbe avuto la sua Vita ed il suo Regno. 
Quando la mia Umanità spirante vide messo in salvo e assicurato il frutto completo della mia Vita, Passione e Morte, potette riprendere e continuare il corso della dolorosa Passione. Sicché è solo la mia Volontà che porta tutta la pienezza dei miei beni ed il frutto completo che c’è nella Creazione, Redenzione e Santificazione. 
Dove Essa regna, le opere nostre sono tutte piene di vita, nessuna cosa è a metà o incompleta, invece dove Essa non regna, ancorché ci fosse qualche virtù, tutto è miseria, tutto incompleto e se producono qualche frutto, è acerbo e senza maturazione e se prendono i frutti della mia Redenzione, li prendono con misura e senza abbondanza e perciò crescono deboli, malati e febbricitanti e perciò, se fanno qualche poco di bene, lo fanno stentato e si sentono schiacciare sotto il peso di quel poco di bene che fanno; invece la mia Volontà svuota la volontà umana e mette in quel vuoto la forza divina e la vita del bene e perciò chi la fa regnare in essa fa il bene senza stento e la vita che contiene la porta ad operare il bene con una forza irresistibile; dunque la mia Umanità trovò la vita nella mia Passione e Morte ed in chi doveva regnare la mia Volontà e perciò la Creazione e la Redenzione saranno sempre incomplete, fino a tanto che la mia Volontà non avrà il suo Regno nelle anime.” 
Dopo di ciò stavo facendo i miei soliti atti nel Voler Supremo ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno seguiva col suo sguardo tutto ciò che io facevo e siccome vedeva che tutti gli atti miei s’immedesimavano con i suoi ed in virtù del Voler Supremo facevano la stessa via degli atti suoi e ripetevano lo stesso bene e la stessa gloria al nostro Padre Celeste, preso da enfasi d’amore mi ha stretto al suo cuore e mi ha detto: 
Figlia mia, anche se sei piccola e neonata nella mia Volontà e vivi nel Regno del mio Volere, la tua piccolezza è il mio trionfo e quando ti vedo operare in Esso, Io mi trovo nel Regno della mia Volontà come un re che ha sostenuto una lunga guerra e siccome il suo ideale era la vittoria, nel vedersi vittorioso, si sente rinfrancato della sanguinosa battaglia, degli stenti sofferti e delle ferite tuttora impresse nella sua persona ed il suo trionfo viene formato nel vedersi circondato dalle conquiste che ha fatto. 
Il re vuol guardare tutto, il suo sguardo vuol bearsi del Regno conquistato e, trionfante, sorride e fa festa. Tale sono Io, il mio ideale nella Creazione era il Regno della mia Volontà nell’anima della creatura; il mio primo scopo era di fare dell’uomo altrettante immagini della Trinità Divina in virtù del compimento della mia Volontà su di lui, ma l’uomo si sottrasse ad Essa, Io perdetti il mio Regno in lui e per ben seimila anni ho dovuto sostenere una lunga battaglia, ma per quanto lunga, non ho smesso il mio ideale né il mio primo scopo, né lo smetterò e se venni nella Redenzione, venni per realizzare il mio ideale ed il mio primo scopo, cioè il Regno della mia Volontà nelle anime, tanto è vero, che per venire formai il mio primo Regno del Voler Supremo nel cuore della mia Immacolata Mamma, fuori del mio Regno mai sarei venuto sulla terra; onde soffrii stenti e pene, restai ferito ed infine ucciso, ma il Regno della mia Volontà non fu realizzato, gettai le fondamenta, vi feci dei preparativi, ma la battaglia sanguinosa tra la volontà umana e la Divina ha continuato ancora. 
Ora mia piccola figlia, quando ti vedo operare nel Regno della mia Volontà e come operi, il Regno di Essa si stabilisce sempre più in te, Io mi sento vittorioso della mia lunga battaglia e tutto si atteggia intorno a Me a trionfo e a festa, le mie pene, gli stenti, le ferite, mi sorridono e la mia stessa morte mi ridona la vita della mia Volontà in te. Sicché Io mi sento vittorioso della Creazione, della Redenzione, anzi, esse servono per formare i lunghi giri alla neonata della mia Volontà, i rapidi voli, le interminabili passeggiate nel Regno della mia Volontà ed Io perciò ho il trionfo e, beandomi, seguo col mio sguardo tutti i passi e gli atti della mia piccola figlia. 
Vedi, tutti hanno il loro ideale e quando lo realizzano, allora sono contenti, anche il piccolo bambino ha il suo ideale di attaccarsi al petto della mamma e mentre piange e singhiozza, appena la mamma gli apre il seno, il bambino cessa di piangere, si atteggia a sorriso e slanciandosi si attacca al petto della mamma e vittorioso succhia, succhia fino a saziarsi e mentre succhia, trionfante prende il suo dolce sonno; tale sono Io, dopo lungo pianto, quando vedo il seno dell’anima che mi apre le porte per dar luogo al Regno della Volontà Suprema, le mie lacrime si arrestano e slanciandomi al suo seno mi attacco a lei e succhiando il suo amore ed i frutti del Regno del mio Volere, prendo il mio dolce sonno e, vittorioso, mi riposo. 
Considera il piccolo uccellino, il suo ideale è il seme e quando lo vede batte le ali, corre, si precipita sul seme e, vittorioso, lo imbecca e trionfante riprende il suo volo; tale sono Io, volo e rivolo, giro e rigiro per formare il Regno della mia Volontà nell’anima, affinché Essa mi formi il seme per cibarmi, perché Io non uso altro cibo che solo quello che viene formato nel mio Regno e quando vedo questo seme celeste, più che uccellino Io volo per farne mio cibo. Sicché il tutto sta nel compiere, ciascuno, l’ideale che si è prefisso; ecco perché quando ti vedo operare nel Regno della mia Volontà, vedo il mio ideale realizzato e mi sento ricambiato dell’opera della Creazione e Redenzione e vedo stabilito in te il trionfo della mia Volontà. Perciò sii attenta e fa’ che la vittoria del tuo Gesù sia in te permanente.” 
Onde dopo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e, tutto tenerezza, mi ha detto: 
Figlia mia, dimmi qual è il tuo ideale, il tuo scopo? 
Ed io: “Amor mio, Gesù, il mio ideale è di compiere la tua Volontà e tutto il mio scopo è di giungere a che nessun pensiero, parola, palpito ed opera mai esca fuori dal Regno della tua Suprema Volontà, anzi, in Essa siano concepiti, nutriti, cresciuti e formino la loro vita e se occorre, anche la loro morte, sebbene so che nel tuo Volere nessun atto muore ma, nato una volta, vive eternamente, sicché, è il Regno del tuo Volere nella povera anima mia che sospiro e questo è tutto il mio ideale ed il primo e ultimo mio scopo.” 
E Gesù, tutto amore e facendo festa mi ha soggiunto: 
Figlia mia, sicché il mio ideale ed il tuo sono tutt’uno, quindi unico il nostro scopo, brava, brava la figlia della mia Volontà! 
E siccome l’ideale tuo e il mio sono tutt’uno, anche tu hai sostenuto la battaglia di lunghi anni per conquistare il Regno della mia Volontà, hai dovuto sostenere pene, privazioni e sei stata persino prigioniera nella tua stanzetta, legata nel tuo piccolo letto, per conquistare quel Regno da Me e da te tanto voluto e sospirato; a tutti e due è costato assai e ora siamo tutti e due trionfatori e conquistatori, sicché anche tu sei la piccola reginetta nel Regno della mia Volontà e sebbene piccola, sei sempre regina, perché sei la figlia del gran Re, del nostro Padre Celeste; perciò, come conquistatrice di sì gran Regno prendi possesso di tutta la Creazione, di tutta la Redenzione e di tutto il Cielo, tutto è tuo, perché dovunque regna la mia Volontà integra e permanente si stendono i tuoi diritti di possesso, tutti ti aspettano per darti gli onori che convengono alla tua vittoria. 
Anche tu sei la piccola bambina, hai tanto pianto e sospirato il tuo Gesù e appena mi hai visto, le tue lacrime si sono arrestate e slanciandoti nel mio seno ti sei attaccata al mio petto e, vittoriosa, hai succhiato la mia Volontà ed il mio amore e come in trionfo hai preso riposo nelle mie stesse braccia ed Io ti ho cullata perché fosse più lungo il tuo sonno e così Io avrei potuto godere la mia neonata nelle mie stesse braccia e, trionfante, ho esteso in te il Regno della mia Volontà. 
Come pure sei la piccola colombina perché hai girato e rigirato intorno a Me e come Io ti parlavo del mio Volere, ti manifestavo le conoscenze di Esso, i suoi beni ed i suoi prodigi e perfino il suo dolore, tu battevi le ali e precipitandoti sopra i tanti semi che Io ti mettevo davanti, tu li imbeccavi e, trionfante, riprendevi il tuo volo intorno a Me, aspettando che Io ti mettessi d’avanti altri semi del mio Volere e tu, imbeccandoli, ti nutrivi e vittoriosa riprendevi il tuo volo, manifestando il Regno della mia Volontà. Sicché le mie prerogative sono le tue, il mio Regno e il tuo sono uno solo, abbiamo sofferto insieme, è giusto che insieme godiamo le nostre conquiste.” 
Io son rimasta sorpresa nel sentire ciò e pensavo tra me: “Ma è proprio vero che nella povera anima mia c’è questo Regno della Volontà Suprema?” E mi sentivo tutta confusa e se ho scritto ciò l’ho scritto per obbedire, ma mentre scrivo Gesù mi ha sorpreso ed uscendo dal mio interno ha gettato le sue braccia al mio collo stringendomi forte, forte, tanto che non ho potuto più scrivere, perché la mia povera testa non era più in me, ma Gesù, subito è scomparso ed io riprendo a scrivere. 
Quindi, mentre io temevo Gesù mi ha detto: 
Figlia mia, la mia Mamma Celeste potette darmi agli altri perché mi concepì in Se stessa, mi crebbe e mi nutrì. Nessuno può dare ciò che non ha e se mi diede alle altre creature era perché mi possedeva. 
Ora, mai ti avrei detto tanto sul mio Volere se non volessi formare in te il suo Regno, né tu l’avresti amato tanto se non fosse tuo; le cose che non sono proprie si tengono a malincuore e danno fastidio e peso e se non avessi tenuto in te la fonte che fa sorgere il Regno del mio Volere, non avresti saputo ridire ciò che ti ho detto né metterlo su carta, mancandoti il possesso ti sarebbero mancati la luce e l’amore di manifestarlo, sicché se il sole splende in te e coi suoi raggi t’imbocca le parole, le conoscenze ed il come vuole regnare, è segno che lo possiedi e perciò il tuo compito è di farlo conoscere, come fu compito della Sovrana Regina di farmi conoscere e di darmi per la salvezza di tutti.
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