venerdì 25 dicembre 2015

«VI ANNUNZIO UNA GRANDE GIOIA». Lc 2,9-11

*
« Trasformare l'ordinario in un vivere extra-ordinario, eroico; 
la solitudine dei giorni, la noia, in pienezza del cuore. 

Un incanto.


Tornare allo stupore dei bimbi.

Voglio dire che in questo stesso istante, tutto l'universo
si sta prendendo cura di me.

Con il suo bagliore mi sta guardando e cercando per riversarsi in me,
piccolissima creatura.


Le tenebre che mi circondano, possono impedire che io me ne accorga,
tuttavia non possono affatto spegnere la luce possente di questa buona novella.


O angeli e pastori!

O notte Santa di Natale:
quanto vali?!

Sii tu il mio baluardo contro ogni male!

Come sole, tutto ruota attorno a me se vivo in Te mio Redentore!
Nel tuo Divino Volere.


Io lo sento; io lo vivo.
Sono amato all'infinito, per diventare come Te.

Un altro re!

E nulla può contro me.

Solo la mia volontà! »

FIAT VOLUNTAS TUA
Luciano Mirigliano
*
*XXVII VOL. 21 OTTOBRE 1929*

PARAGONE TRA LA VENUTA DEL VERBO SULLA TERRA 
E LA DIVINA VOLONTÀ.


    Mi sentivo tutta impensierita sul Fiat Divino. Mille pensieri si affollavano nella mente, di ciò che il mio dolce Gesù mi aveva detto su di esso, specie sul suo regnare, e poi dicevo tra me: 

    “Ma ora regna sulla terra la Divina Volontà? È vero che si trova dappertutto, non c’è punto dove non esista, ma ha il suo scettro, il suo assoluto comando in mezzo alle creature?”

    Ma mentre la mia mente si perdeva in tanti pensieri, il mio amabile Gesù, uscendo da dentro di me, mi ha detto: 

    “Figlia mia, la mia Divina Volontà regna. Essa è paragonata a Me, Verbo Eterno, che scendendo dal Cielo mi chiusi nel seno della mia Madre Celeste; chi ne sapeva nulla? Nessuno, neppure San Giuseppe all’inizio sapeva del mio concepimento, che Io già stavo in mezzo a loro; solo la mia inseparabile Mamma era a giorno di tutto. 

    Sicché il gran portento della mia discesa dal Cielo in terra era avvenuto, ed in realtà, mentre con la mia immensità esistevo ovunque, Cieli e terra erano immersi in Me, con la mia personalità ero chiuso nel seno materno dell’Immacolata Regina, nessuno mi conosceva, ero ignorato da tutti. 

    Ed ecco, figlia mia, il primo passo di paragone tra Me, Verbo Divino, quando scesi dal Cielo, e la mia Divina Volontà che fa il suo primo passo per venire a regnare sulla terra. 

    Come Io rivolsi i miei primi passi verso la Vergine Madre, così Essa [la mia Volontà], fece i suoi primi passi in te e come ti chiese il tuo volere e tu lo cedesti, formò subito il suo primo atto di concepimento nell’anima tua, e come ti manifestava le sue conoscenze, dandoti come tanti sorsi divini, formava la sua vita e dava il principio alla formazione del regno suo. 

    Ma per tanto tempo chi ne conosceva nulla? Nessuno, solo Io e te eravamo a giorno di tutto; e dopo qualche tempo fu a giorno di ciò che succedeva in te il mio rappresentante, colui che ti dirigeva, simbolo del mio rappresentante San Giuseppe, che doveva farmi da padre presso le creature e che prima che Io uscissi dal seno materno ebbe il grande onore e dono di conoscere che Io già stavo in mezzo a loro.

    Dopo i primi passi feci il secondo: andai a Betlemme a nascere; fui riconosciuto e visitato dai pastori di quel luogo, ma non erano persone influenti, tennero per sé la bella notizia che Io ero già venuto sulla terra, quindi non si occuparono di farmi conoscere, di divulgarlo dappertutto, ed Io continuai a rimanere il Gesù nascosto e ignorato da tutti; ma per quanto ignorato Io già stavo in mezzo a loro. 

    Simbolo questo della mia Divina Volontà: spesso spesso sono venuti da te da lontano e da vicino altri miei rappresentanti, i quali hanno ascoltato la bella notizia del regno della mia Divina Volontà, le sue conoscenze, e come vuole essere riconosciuta; ma chi per mancanza d’influenza e chi di volontà, non si sono occupati di divulgarla ed è rimasta sconosciuta e ignorata, ad onta che già esiste in mezzo a loro, ma siccome non è conosciuta non regna, regna solo in te; così come Io me ne stavo solo con la mia Mamma Celeste e col mio padre putativo San Giuseppe.

    Il terzo passo della mia venuta sulla terra fu l’esilio, e questo mi toccò perché vennero a visitarmi i Santi Magi, i quali fecero un po’ di rumore col cercarmi. Questa ricerca mia mise in timore Erode, ed invece d'unirsi insieme per venire a trovarmi, mi voleva tramare la vita per uccidermi, ed Io fui costretto per necessità ad esiliarmi. 

    Simbolo della Divina Volontà, spesso spesso sembra che facciano rumore, che la vogliono far conoscere col pubblicarla, macché; chi è preso da timore, chi teme di compromettersi, chi non si sente di sacrificarsi. Ora con un pretesto ed ora con un altro, tutto finisce in parole e la mia Divina Volontà resta esiliata in mezzo alle creature.

    E come non partii al Cielo, nell’esilio, ma restai in mezzo alle creature, solo con la mia Divina Madre e con San Giuseppe, che mi conoscevano benissimo, e formavo il loro Paradiso in terra, perché per gli altri era come se non esistessi, così il mio Fiat, avendo formato in te la sua vita con tutto il corteggio delle sue conoscenze, se non riceve gli effetti, lo scopo per cui si è fatto conoscere, come può partire? 

    Perché Noi, quando desideriamo fare un’opera, un bene, non c’è chi ci sposti; quindi, ad onta dell’esilio e del suo nascondimento, come feci Io che dopo trent’anni di vita nascosta feci la mia vita pubblica e mi feci conoscere, così il mio Volere Divino non potrà restare sempre nascosto, ma avrà il suo intento di farsi conoscere per regnare in mezzo alle creature. 

    Perciò sii attenta e sappi apprezzare il gran dono della mia Divina Volontà nell’anima tua.
*


giovedì 26 novembre 2015

«LUNGI DA ME, SATANA!» Mt 16,23


*

Lo dice San Pietro negli Atti degli Apostoli: 

bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.” 

Alla Volontà Divina.

Sicché, dall'ultimo sino al primo dei sacerdoti in terra, 

ossia al Papa

tutti possiedono una volontà umana. 

Compresi gli uomini! 

Se ciascuno di essi, però, vive e opera secondo il proprio 

"volere" 

anziché uniformarsi a quello di Dio: 

NON È DA DIO!

*

Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: 

«Lungi da me, satana! 

Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, 

ma secondo gli uomini!».

Matteo 16,23

*

FIAT VOLUNTAS TUA

Luciano Mirigliano

*


*OROLOGIO DELLA PASSIONE*
XI ORA 
Dalle 3 alle 4 del mattino.
*
GESÙ IN CASA DI CAIFA 

    Afflitto ed abbandonato mio Bene, mentre dorme la mia debole natura nel tuo addolorato Cuore, il mio sonno spesso viene interrotto dalle strette d’amore e di dolore del tuo Cuore Divino. Tra la veglia ed il sonno sento gli urti che Ti danno e mi sveglio e dico: Povero mio Gesù, abbandonato da tutti! Non c’è chi di Te prenda difesa; ma da dentro il tuo Cuore io Ti offro la mia vita, per farti da appoggio nell’atto che Ti fanno urtare. E mi assopisco di nuovo; ma un’altra stretta d’amore del tuo Cuore Divino mi sveglia e mi sento assordare le orecchie dagli insulti che Ti fanno, dai bisbigli, dalle grida e dal correre di gente. 

    Amor mio, come mai sono tutti contro di Te? Che hai fatto, che come tanti lupi arrabbiati Ti vogliono sbranare? Mi sento gelare il sangue nel sentire i preparativi dei tuoi nemici, ed io tremo e sono angosciato, pensando come fare per difenderti. 

    Ma il mio afflitto Gesù, tenendomi nel suo Cuore, mi stringe più forte e mi dice: 

    “Figlio mio, non ho fatto nulla di male, e ho fatto tutto: ho il delitto dell’amore, che contiene tutti i sacrifici, l’amore di costo immensurabile. Siamo ancora al principio; tu sta’ nel mio Cuore, osserva tutto, amami, taci e impara. Fa che il tuo sangue gelato scorra nelle mie vene per dare ristoro al mio Sangue, che va tutto in fiamme; fa che il tuo tremito scorra nelle mie membra, affinché, immedesimato in Me, possa raffermarti e riscaldarti, per sentire parte delle mie pene, ed insieme possa acquistare forza nel vedermi tanto soffrire. Questa sarà la più bella difesa che Mi farai; siimi fedele ed attento”. 

    Dolce Amor mio, è tale e tanto lo strepito dei tuoi nemici, che non mi lasciano prendere più sonno. Gli urti si fanno più violenti; sento il rumore delle catene con cui Ti hanno legato, e tanto stretto, che ti fanno uscire dai polsi vivo sangue, con cui Tu segni quelle vie. Ricordati che il mio sangue è nel Tuo, e come Tu lo versi, il mio Te lo bacia, lo adora e lo ripara. Il tuo Sangue sia luce a tutti quelli che di notte Ti offendono e calamita per attirare tutti i cuori intorno a Te, Amor mio e Tutto mio. 

    Mentre Ti trascinano, l’aria pare assordare di grida e di fischi. Già arrivi davanti a Caifa; Tu sei tutto mansueto, modesto, umile; la tua dolcezza e pazienza è tanta da terrorizzare gli stessi nemici, e Caifa, tutto furore, vorrebbe divorarti. Ah, come si distinguono bene l’Innocenza ed il peccato! 

    Amor mio, Tu sei dinanzi a Caifa come il più colpevole, in atto di essere condannato. Già Caifa domanda ai testimoni quali sono i tuoi delitti. Ah, avrebbe fatto meglio domandando qual è il tuo Amore! E chi Ti accusa di una cosa e chi di un’altra, spropositando e contraddicendosi fra di loro; e come Ti accusano, i soldati che Ti stanno accanto Ti tirano i capelli, Ti scaricano sul Volto SS. orribili schiaffi da far rimbombare tutta la sala, Ti torcono le labbra, Ti battono, e Tu taci, soffri, e se li guardi, la luce dei tuoi occhi scende nei loro cuori, e non potendo sopportarla, si allontanano da Te, ma altri subentrano, per fare di Te maggiore scempio. 

    Ma in tante accuse ed oltraggi, Ti vedo tendere l’orecchio e il tuo Cuore batte forte, in atto di scoppiare per il dolore. Dimmi, afflitto mio Bene, che c’è di nuovo? Perché di quello che Ti stanno facendo i nemici, vedo che è tanto il tuo Amore, che ansioso lo aspetti e lo offri per la nostra salvezza; ed il tuo Cuore ripara con tutta calma le calunnie, gli odi, le false testimonianze, il male che si fa agli innocenti con premeditazione, e ripari per quelli che Ti offendono per istigazione dei capi e le offese degli ecclesiastici. E mentre unito a Te seguo le tue stesse riparazioni, sento in Te un cambiamento di un nuovo dolore, non mai inteso finora. Dimmi, dimmi, che c’è? Fammi parte di tutto, o Gesu’. 

    “Figlio, vuoi saperlo? Sento la voce di Pietro, che dice di non conoscermi; poi ha giurato e poi ancora ha spergiurato e anatemizzato di non conoscermi. O Pietro, come! Non mi conosci? Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri Mi fanno morire di pene, tu Mi fai morire di dolore! Ah, quanto male hai fatto col seguirmi da lontano, esponendoti poi alle occasioni!” 

    Negato mio Bene, come si conoscono subito le offese dei tuoi più  cari! O Gesù, voglio far scorrere il mio palpito nel tuo per raddolcire lo spasimo atroce che soffri, ed il mio palpito nel tuo Ti giura fedeltà e amore, e ripete e giura mille e mille volte di conoscerti. 

    Ma il tuo Amore non si calma ancora e cerchi di guardare Pietro. Ai tuoi sguardi amorosi, grondanti lacrime per la tua negazione, Pietro s’intenerisce e piange e si allontana; e Tu, avendolo messo in salvo, Ti calmi, e così ripari le offese dei Papi e dei capi della Chiesa, specialmente di quelli che si espongono alle occasioni. 
Intanto, i tuoi nemici continuano ad accusarti, e vedendo Caifa che niente rispondi alle loro accuse, Ti dice:  

    “Ti scongiuro per il Dio vivente, dimmi, veramente sei Tu il vero Figlio di Dio?” 

    E Tu, Amor mio, avendo sempre sul tuo labbro la parola della verità, atteggiandoti a Maestà suprema, con voce sonora e soave, tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano nell’abisso, rispondi: 

    “Tu lo dici: si, Io sono il vero Figlio di Dio, ed un giorno scenderò  sulle nubi del Cielo a giudicare tutte le nazioni”. 

    Alle tue parole creatrici, tutti fanno silenzio, si sentono rabbrividire e spaventare; ma Caifa, dopo pochi attimi di spavento, riavendosi e tutto furibondo, più che belva feroce, dice a tutti: 

    “Che bisogno abbiamo più di testimoni? Ha detto già una grande bestemmia! Che più aspettiamo per condannarlo? È già reo di morte!” 

    E per dare più forza alle sue parole, si straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come se fossero uno solo, si avventano contro di Te, mio Bene, e chi Ti da’ pugni sulla testa, chi Ti tira i capelli, chi Ti da’ schiaffi, chi Ti sputa sul Volto, chi Ti calpesta sotto i piedi. Sono tali e tanti i tormenti che Ti danno, che la terra trema e i Cieli ne restano scossi. 

    Amor mio e Vita mia, Gesù , come Ti tormentano, così il mio povero cuore è lacerato dal dolore. Deh, permettimi che esca dal tuo addolorato Cuore e che in vece tua affronti tutti questi oltraggi. Ah, se mi fosse possibile vorrei trafugarti dalle mani dei tuoi nemici; ma Tu non vuoi, poiché lo richiede la salvezza di tutti, ed io son costretto a rassegnarmi. Ma dolce Amor mio, lasciami che Ti rassetti, che Ti aggiusti i capelli, che Ti tolga gli sputi, che Ti rasciughi il Sangue e mi chiuda nel tuo Cuore, perché vedo che Caifa, stanco, vuole ritirarsi, consegnandoti in mano ai soldati. 

    Perciò Ti benedico, e Tu benedicimi e dammi il bacio del tuo Amore; ed io mi chiudo nella fornace del tuo Cuore divino per prendere sonno. Metto sul tuo Cuore la mia bocca, affinché respirando, Ti baci, e dalla diversità dei tuoi palpiti più o meno sofferenti possa avvertire se Tu soffri o riposi. Perciò, facendoti ala con le mie braccia per tenerti difeso, ti abbraccio, mi stringo forte al tuo Cuore e prendo sonno. 

RIFLESSIONI E PRATICHE 

Gesù presentato a Caifa, è accusato ingiustamente e sottoposto a torture inaudite; interrogato, Egli dice sempre la verità. 

    E noi, quando il Signore permette che ci calunnino e ci accusino ingiustamente, cerchiamo solo Iddio che conosce la nostra innocenza? Oppure mendichiamo la stima e l’onore delle creature? Sul nostro labbro spunta sempre la verità? Siamo noi nemici di qualunque artifizio e bugia? Sopportiamo con pazienza i dileggi e le confusioni che ci danno le creature? Siamo pronti a dare la vita per la loro salvezza? 

   O mio dolce Gesù, quanto diverso da Te io sono! Deh, fa che il mio labbro dica sempre la verità in modo da ferire il cuore di chi mi ascolta per condurre tutti a Te! 

*


domenica 18 ottobre 2015

PAPA LEONE XIII


NEL DIVIN VOLERE:
*
ESORCISMO DI LEONE XIII

CONTRO SATANA E GLI ANGELI RIBELLI
*


Due specie di esorcismi:
1) L'esorcismo solenne e pubblico fatto dal sacerdote col consenso del vescovo.
2) L'esorcismo privato che tutti i fedeli possono fare con frutto, da soli o in comune, in chiesa o fuori.
Esso è consigliabile:
a) quando si sente che piú intensa si fa l'azione del demonio in noi (tentazione di bestemmia, di impurità, di odio, di disperazione, ecc.);
b) nelle famiglie (discordie, epidemie, ecc.);
c) nella vita pubblica (immoralità, bestemmia, profanazione delle feste, scandali, ecc.);
d) nelle relazioni tra i popoli (guerre, ecc.);
e) nelle persecuzioni contro il clero e la Chiesa;
f) nelle malattie, nei temporali, nell'invasione di animali nocivi, ecc. 
Al segno + si fa il segno di croce senza parole
(per l'esorcismo privato non sono da recitare le parole sottolineate poste tra parentesi)


*

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo

PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO

*

Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, diféndici nelle battaglie contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. 

Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. 

Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo Custode e Patrono, e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. 

Prega, dunque, il Dio della Pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e danneggiare la Chiesa. 

Presenta all'Altissimo con le tue le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le Sue divine misericordie, e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, Satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa piú sedurre le anime.

ESORCISMO

In nome di Gesú Cristo, nostro Dio e Signore, e con l'intercessione dell'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, (e forti della sacra autorità del nostro ministero), fiduciosi intraprendiamo la battaglia contro gli attacchi e le insidie del demonio. 

Salmo 67 (si reciti in piedi
Sorga il Signore e siano dispersi i suoi nemici; fuggano dal cospetto di Lui coloro che lo odiano. 

Svaniscano come svanisce il fumo: come si fonde la cera al fuoco, cosí periscano i peccatori dinanzi alla faccia di Dio.
V - Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche; 
R - Vinse il Leone della tribú di Giuda, il discendente di Davide. 
V - Che la tua misericordia, Signore, sia su di noi. 
R - Siccome noi abbiamo sperato in Te. 
Ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sétte diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesú  + Cristo: sii sradicato dalla Chiesa di Dio, allontànati dalle anime riscattate dal prezioso Sangue del divino Agnello  +.  

D'ora innanzi non ardire, perfido serpente, d'ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio, e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.  

+  Te lo comanda l'Altissimo Dio +,  al quale, nella tua grande superbia, presumi di essere simile;  

Te lo comanda Dio Padre  +;  
Te lo comanda Dio Figlio  +;  
Te lo comanda Dio Spirito Santo  +;  
Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne  +che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto ubbidiente fino alla morte;  
     
che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra, assicurando che le forze dell'inferno non avrebbero mai prevalso contro di Essa e che sarebbe con Essa restato per sempre, fino alla consumazione dei secoli.

Te lo comanda il segno sacro della Croce  +  e il potere di tutti i misteri di nostra fede cristiana.  

Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria +che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa.  

Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri Apostoli +.  

Te lo comanda il Sangue dei Martiri e la potente intercessione di tutti i Santi e Sante  +.  

Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi scongiuriamo te per il Dio Vivo, per il Dio + Vero, per il Dio + Santo; per Iddio che tanto ha amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna; cessa d'ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere ostacoli alla sua libertà.  

Vattene Sàtana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell'uomo.  

Cedi il posto a Cristo, sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.  

Umíliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all'invocazione che noi facciamo del santo e terribile Nome di quel Gesú che fa tremare l'inferno, a cui le Virtú dei cieli, le Potenze e le Dominazioni sono sottomesse, che i Cherubini e i 
Serafini lodano incessantemente, dicendo:  

Santo, Santo, Santo il Signore Dio Sabaoth. 
V - O Signore, ascolta la nostra preghiera. 
R - E il nostro grido giunga fino a Te. 
Preghiamo  
O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli Angeli, Dio degli Arcangeli, Dio dei Patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli Apostoli, Dio dei Martiri, Dio dei Confessori, Dio delle Vergini, Dio che hai il potere di donare la vita dopo la morte, e il riposo dopo la fatica, giacché non v'è altro Dio fuori di Te, né ve ne può essere, se non Tu, Creatore eterno di tutte le cose visibili e invisibili, il cui regno non avrà fine; 

umilmente supplichiamo la tua gloriosa Maestà di volerci liberare da ogni tirannia, laccio, inganno e infestazione degli spiriti infernali, e di mantenercene sempre incolumi.  

Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Líberaci, o Signore, dalle insidie del demonio.
V - Affinché la tua Chiesa sia libera nel tuo servizio, 
R - ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore. 
V - Affinché ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa, 
R - ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore. 

lunedì 5 ottobre 2015

"LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO." Mt 16,15-20




*PAPA SAN PIO V*

(1504-1572)


   Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo stabilito di punire innanzitutto e senza indugi quelle cose che, sia con l’autorità delle Sacre Scritture che con gravissimi esempi, risultano essere spiacenti a Dio più di ogni altro e che lo spingono all’ira: ossia la trascuratezza del culto divino, la rovinosa simonia, il crimine della bestemmia e l’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…) 

   Sappiano i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira divina piombò su figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al braccio secolare, e se chierico, verrà sottoposto ad analoga pena dopo essere stato privato di ogni grado. (San Pio V, Costituzione Cum primum, del 1° aprile 1566, in Bullarium Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286). 

   “Quell’orrendo crimine, per colpa del quale le città corrotte e oscene (di Sodoma e Gomorra,) vennero bruciate dalla divina condanna, marchia di acerbissimo dolore e scuote fortemente il nostro animo, spingendoci a reprimere tale crimine col massimo zelo possibile. A buon diritto il Concilio Lateranense V (1512-1517) stabilisce che qualunque membro del clero, che sia stato sorpreso in quel vizio contro natura per via del quale l’ira divina cadde sui figli dell’empietà venga allontanato dall’ordine clericale, oppure venga costretto a far penitenza in un monastero (c. 4, X, V, 31). 

   Affinché il contagio di un così grave flagello non progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il massimo incitamento al peccato e, per castigare più severamente i chierici colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dalla morte dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare, vindice della legge civile. 

   Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione Cum primum, cit.) stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito  consegnato all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto dalla legge come opportuna punizione, che colpisce i laici scivolati in questo abisso”. (San Pio V, Costituzione Horrendum illud scelus, del 30 agosto 1568, in Bullarium Romanum, t. IV, c. III, p. 33).

*

*II VOL. 1 AGOSTO 1899*

SILENZIO E PIANTO DI GESÙ PER LE CREATURE. 
SULLA PURITÀ.


   Questa mattina il mio soavissimo Gesù, trasportandomi fuori di me stessa, mi faceva vedere la corruzione in cui è decaduto il genere umano. Fa orrore a pensarlo!

   Mentre mi trovavo in mezzo a questa gente, Gesù diceva quasi piangendo:

   “Oh! uomo, come ti sei deturpato, deformato, snobilitato, oh! uomo, Io ti ho fatto perché fossi mio vivo tempio e tu invece ti sei fatto abitazione del demonio; guarda anche le piante, coll’essere coperte di foglie e di fiori e frutti, ti insegnano l’onestà, il pudore che tu devi avere del tuo corpo e tu avendo perduto ogni pudore ed anche soggezione naturale che dovresti avere, ti sei reso peggiore delle bestie, tanto che non ho più a chi rassomigliarti. Immagine mia tu eri, ma ora non più ti riconosci, anzi mi fai tanto orrore delle tue impurità, che mi fai nausea al vederti e tu stesso mi costringi a fuggire da te”.

   Mentre così diceva Gesù, io mi sentivo straziare dal dolore nel vederlo così amareggiato il mio diletto Gesù, perciò gli ho detto: “Signore, avete ragione che non trovate più niente di bene nell’uomo e che è giunto a tale cecità che non sa neppure più tenersi alle leggi della natura, onde se volete guardare l’uomo, non farete altro che mandare castighi, perciò vi prego ad avere di mira alla vostra misericordia e così sarà rimediato tutto”. Mentre così dicevo, Gesù mi ha detto:

Figlia, dammi tu un ristoro alle mie pene”. 


   Nell’atto di dire così, si è tolto la corona di spine che pareva incarnata nella sua adorabile testa e me l’ha conficcata nella mia, vi sentivo dolori acerbissimi, ma ero contenta che si ristorava Gesù. Dopo ciò, mi ha detto:

   “Figlia, Io amo grandemente le anime pure e come dagli impuri sono costretto a fuggire, queste invece come da calamita sono tirato a fare soggiorno con loro. Alle anime pure volentieri impresto la mia bocca per farli parlare con la stessa mia lingua, sicché non hanno da durare fatica per convertire le anime; in dette anime Io mi compiaccio non solo di continuare in loro la mia passione e così continuare ancora la Redenzione, ma quello che è più, mi compiaccio sommamente di glorificare in loro le mie stesse virtù”.

*

FIAT VOLUNTAS TUA


sabato 4 luglio 2015

«SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI TU PIÙ DI COSTORO?». Gv 21,15-19

*
IL CUORE DELL'UOMO, 
DELL'UMANO VOLERE. 

CHIESA SACERDOTALE
E
MILITANTE.

CONTAGIO.
*
LUCIANO MIRIGLIANO
*
*XII VOL. 8 GENNAIO 1919*

IL DIVIN VOLERE TIENE IL POTER
DI RENDERE INFINITO
TUTTO CIÒ CHE 
ENTRA 
NELLA DIVINA VOLONTÀ.
*

    Continuando il mio solito stato, me ne stavo tutta afflitta, priva del mio dolce Gesù; ma tutto all’improvviso è venuto, stanco ed afflitto, quasi cercando un rifugio nel mio cuore per sottrarsi dalle gravi offese che gli facevano, e dando in sospiro mi ha detto: 



    “Figlia mia, nascondimi, non vedi come mi perseguitano? Ahimè! mi vogliono mettere fuori, oppure darmi l’ultimo posto. Fammi sfogare; è da molti giorni che niente ti ho detto della sorte del mondo né dei castighi che mi strappano con la loro malvagità, e la pena tutta è concentrata nel mio cuore. 

    Voglio dirla a te per fartene parte, e così divideremo insieme la sorte delle creature, per poter pregare, soffrire e piangere insieme per il bene loro. Ah! figlia mia, ci saranno contese fra loro; la morte mieterà molte vite ed anche sacerdoti. 

    Oh! quante maschere vestite da preti, li voglio togliere prima che sorga la persecuzione alla mia Chiesa e le rivoluzioni, chi sa se si convertano in punto di morte; altrimenti, se li lascio, queste maschere nella persecuzione si toglieranno la maschera, si uniranno ai settari e saranno i nemici più fieri della Chiesa, e la loro salvezza riuscirà più difficile”. 

    Ed io tutta afflitta ho detto: “Ah! mio Gesù, che pena sentirvi parlare di questi benedetti castighi; ed i popoli come faranno senza sacerdoti? Già sono abbastanza pochi, altri vuoi togliere, e chi amministrerà i sacramenti? Chi insegnerà le tue leggi?

    E Gesù: “Figlia mia, non ti accorare troppo, lo scarso numero è nulla, Io darò ad uno la grazia, la forza che do a dieci, a venti, ed uno varrà per dieci o per venti, Io a tutto posso supplire; e poi, i molti preti non buoni sono il veleno dei popoli, invece di bene fanno male, ed Io non faccio altro che togliere i primi elementi che avvelenano le genti”. 

    Gesù è scomparso ed io son rimasta con un chiodo nel cuore di ciò che mi ha detto, e quasi inquieta al pensare alle pene del mio dolce Gesù ed alla sorte delle povere creature. E Gesù è ritornato, e cingendomi il collo col suo braccio ha soggiunto: 

    “Diletta mia, coraggio, entra in Me, vieni a nuotare nel mare immenso del mio Volere, del mio amore, nasconditi nel Volere ed amore increato del tuo Creatore; il mio Volere tiene il poter di rendere infinito tutto ciò che entra nella mia Volontà e d’innalzare e trasformare gli atti delle creature come atti eterni, perché ciò che entra nella mia Volontà acquista l’eterno, l’infinito, l’immenso, perdendo il principio, il finito, la piccolezza; quale è il mio Volere, tali rende gli atti loro. 

    Perciò dì, grida forte nel mio Volere: Ti amo. Io sentirò la nota del mio amore eterno, sentirò l’amore creato nascosto nell’amore increato e mi sentirò amato dalla creatura con amore eterno, infinito, immenso e quindi, un amore degno di Me, che mi supplisce e può supplirmi all’amore di tutti”.

    Io son rimasta sorpresa ed incantata, dicendo: “Gesù, che dici?” 

    E Lui: “Cara mia, non ti meravigliare, tutto è eterno in Me, nessuna cosa tiene principio né avrà fine, tu stessa e tutte le creature eravate eterne nella mia mente, l’amore con cui formai la Creazione, che si sprigionò da Me e che dotò ogni cuore, era eterno. 

    Che meraviglia dunque che la creatura, lasciando il proprio volere, entra nel mio ed unendosi all’amore cui la vagheggiavo ed amavo fin dalla eternità, e concatenandosi con l’amore eterno da cui uscì, fa i suoi atti, mi ama, acquista il valore e potere eterno, infinito, immenso? 

    Oh! come poco si conosce il mio Volere, perciò né amato né apprezzato, ed è per ciò che la creatura si contenta di starsi nel basso ed operare come se non avesse un principio eterno, ma temporaneo”. 

Io stessa non so se sto dicendo spropositi. 

    Il mio amabile Gesù getta tale luce nella mia mente di questo suo Santissimo Volere, che non solo non posso contenerla, ma mi mancano i giusti vocaboli per esprimermi. 

    Onde, mentre la mia mente si perdeva in questa luce, il benedetto Gesù mi ha dato una similitudine, dicendomi:

    “Per farti comprendere meglio ciò che ti ho detto, immaginati un sole, questo sole spicca tante piccole luci che diffonde su tutto il creato, dandole piena libertà di vivere, o sparse nel creato, oppure nello stesso sole da cui sono uscite; non è giusto che le piccole luci che vivono nel sole, i loro atti, il loro amore, acquistino il calore, l’amore, il potere, l’immensità dello stesso sole? 

    Del resto, loro stavano nel sole, sono parte del sole, vivono a spese del sole e fanno la stessa vita del sole. A questo sole niente accrescono o diminuiscono, perché ciò che è immenso non è soggetto né a crescere né a decrescere; solo riceve la gloria, l’onore che le piccole luci ritornino a lui, e facciano vita comune con lui, e questo è tutto il compimento e la soddisfazione del sole. 
    
    Il Sole sono Io, le piccole luci che escono dal Sole è la Creazione, le luci che vivono nel sole sono le anime che vivono nella mia Volontà. Ora hai capito?

Credo di si”. 

    Ma chi può dire ciò che comprendevo? Avrei voluto tacere, ma il Fiat di Gesù non ha voluto ed io ho baciato il suo Fiat, ed ho scritto nel suo Volere. Sia sempre benedetto.

*


*DONACI IL TUO FIAT, SIGNORE!*

venerdì 19 giugno 2015

«LA SALETTE: IL MESSAGGIO.»  Apocalisse 17,14


*
* COSA STA SUCCEDENDO? *
*

LUCIANO MIRIGLIANO


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La Salette:
l'apparizione di 
"Nostra Signora di La Salette"

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La visita della Madonna ha inizio il 19 settembre 1846, in giorno di sabato alle tre del pomeriggio, mentre i due ragazzi sono intenti a pascolare le mucche sul Monte Planeau.

I pastorelli scorgono come un globo di luce in mezzo ad un avvallamento. Essi descrivono il fenomeno in questi termini: "Era come se fosse il sole caduto in quel luogo". Nella luce abbagliante scorgono una donna seduta, con i gomiti sulle ginocchia ed il viso nascosto tra le mani.

La Signora è vestita in maniera molto semplice, e indossa gli abiti delle donne del luogo. Ciò crea nei ragazzi, che non hanno mai viaggiato, un senso di fiducia e di familiarità. Pur nella sua apparente semplicità la Signora è risplendente di luce e la sua testa è adorna di un diadema di raggi e di rose. Ella nasconde le mani nelle maniche del vestito.

La Madonna con lacrime copiose, prende a parlare ai ragazzi. Il colloquio avviene prima in francese poi in dialetto, ed infine ancora in francese:

"Avvicinatevi figli Miei, non abbiate paura: sono qui per annunciarvi un grande messaggio. Se il Mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar libero il braccio di Mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo.

Da quanto tempo soffro per voi! Poiché ho ricevuto la missione di pregare continuamente Mio Figlio, voglio che non vi abbandoni, ma voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi.
Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di Mio Figlio!

Anche i carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di Mio Figlio.

Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di Mio Figlio.

Se il raccolto si guasta la colpa è vostra. ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di Mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale non ve ne saranno più…"

Melania non comprende la parola "patate" e crede che la Madonna abbia detto "mele". La Signora, intuendo le difficoltà di comprensione di Melania, chiarisce meglio dicendo:

"Voi non capite, figli Miei, ve lo dirò in altro modo: se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere al momento della battitura. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti dai tremiti e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà".

Il dialogo tra la Signora e i veggenti continua con l’affidamento di un segretoDopo aver comunicato il segreto a Melania e Massimino la Signora prosegue dicendo:

"Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi".

Quindi confidenzialmente e maternamente la Vergine dice ai suoi amici:

"Dite la vostra preghiera, figli Miei’?"

"Non molto Signora" - rispondono

"Ah, figli Miei, bisogna dirla e bene, sera e mattino. Quando non avete tempo, dite almeno un Padre Nostro o un’Ave Maria. Quando potrete far meglio, ditene di più.

A messa, d’estate, vanno solo alcune donne più anziane. Gli altri lavorano di domenica, tutta l’estate. D’inverno, quando non sanno che fare, vanno a messa ma per burlarsi della religione. In quaresima vanno alla macelleria come cani. Avete mai visto del grano guasto, figli Miei?"

"No, Signora!" - rispondono i ragazzi.

Ora la Signora si rivolge a Massimino:

"Ma tu, figlio Mio, devi averlo visto una volta con tuo padre nel campo del Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il suo grano guasto. Vi andaste tutti e due, prendeste in mano due o tre spighe, le stropicciaste e tutto cadde in polvere. Al ritorno, quando eravate a mezz’ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: 

"prendi, figlio mio, mangia ancora del pane quest’anno perché non so chi ne mangerà l’anno prossimo, se il grano continua in questo modo"

"Ho, si Signora, ora ricordo. Prima non me lo ricordavo più".

Il colloquio con la Vergine ha termine con un accorato appello:

"Ebbene, figli Miei, lo farete conoscere a tutto il popolo. Andiamo, figli Miei, fatelo conoscere a tutto il popolo".

Detto ciò si eleva da terra e, lentamente si solleva verso il Collet. Qui è raggiunta dagli sguardi attoniti di Massimino e Melania che vedono la Sua figura dileguarsi e confondersi con la luce di cui è avvolta, quindi scompare anche la luce.


IL SEGRETO
N.B: il testo integrale del "segreto" di La Salette e i vari stralci tratti da questo, sono stati rimossi dal nostro sito. La versione del "segreto di Melania" pubblicata in passato da Profezie per il Terzo Millennio era tratta da "L'apparition de la très Sainte Vierge sur la montagne de la Salette le samedi 19 septembre 1846. - Simple réimpression du texte intégral publié par Mélanie. Société Saint-Augustin, Paris-Rome-Bruges, 1922" (quasi tutti i libri, periodici e siti Web che pubblicano il "segreto", sono in possesso del testo tratto - direttamente o indirettamente - da questo libretto). Questo libro fu pubblicato la prima volta nel 1879 con l'imprimatur del vescovo di Lecce, Mons. Zola. 

Nonostante questo imprimatur, la Santa Sede condannò, con un decreto del 9 maggio 1923, il libro di Melania iscrivendolo nell'Indice dei libri proibiti. Va precisato che la Chiesa non ha condannato il segreto in sé (cioè la parte segreta del messaggio che la Madonna rivelò ai veggenti nel 1846) ma solo la versione pubblicata da Melania nel 1879. Ma già prima del 1923 la Santa Sede aveva cercato di mettere un freno alla diffusione di quella versione del "segreto" e di altre versioni non ufficiali che circolavano a quel tempo, nonché dei tanti scritti che trattavano del "segreto"; si era visto infatti che questi scritti venivano usati da alcuni per attaccare la Chiesa, inoltre le tante illazioni che erano nate su di esso rischiavano di arrecare grave danno alle apparizioni stesse. 

Per tali ragioni nel 1915 il Santo Uffizio aveva vietato espressamente la pubblicazione di ogni testo o commento riguardante il "segreto di La Salette".

La versione del "segreto" pubblicata nel 1879 è sempre stata oggetto di controversie: esiste il sospetto che esso sia differente da quello originale rivelato dalla Vergine ai pastorelli e comunicato a Pio IX nel 1851. Alcuni studiosi sono persuasi che il "segreto" del 1879 non sia autentico, o quanto meno che il testo contenga delle aggiunte fatte dalla veggente, frutto - si dice - "della sua mente" (si ritiene che Melania possa essere stata influenzata dalla letteratura apocalittica a cui si interessò negli anni successivi all'apparizione).

Per tale motivo, ma soprattutto in ragione della condanna della Chiesa, abbiamo deciso fosse opportuno eliminare dal nostro sito il "segreto" di Melania. Si consideri infatti che nonostante l'Indice dei libri proibiti sia stato abolito dalla Santa Sede, non è venuta meno la sua "validità morale" e pertanto i divieti e le disposizioni in esso contenuti sono da ritenersi ancora oggi attuali e vincolanti per i fedeli. 

Infatti, come è stato indicato nella "Acta Apostolicae Sedis" del 1966 e ribadito dal Card. Joseph Ratzinger (che a quel tempo ricopriva la carica di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) in una sua lettera del 31 gennaio 1985, sebbene l’Indice sia stato abolito esso mantiene "tutto il suo valore morale", pertanto continua a non ritenersi opportuna la diffusione di tutti quegli scritti i quali per i loro contenuti possano costituire un danno per i fedeli "meno preparati".



Fonti:

"The Thunder Of Justice" di Ted and Maureen Flynn, MaxKol Communications, Inc.;

il libro "Apparizioni della Madonna" di Massimo Centini, edito da Giovanni De Vecchi Editore;



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