giovedì 29 giugno 2017

«QUANTO SONO BELLI I PIEDI DI COLORO CHE RECANO UN LIETO ANNUNCIO DI BENE»

«QUANTO SONO BELLI I PIEDI DI COLORO 
CHE RECANO UN LIETO ANNUNCIO DI BENE»



     Sabato 13 Maggio 2017 è ricorso il centenario delle apparizioni mariane a Fatima.
I gruppi di preghiera “24 H della Passione” e del “Pio Pellegrinaggio” del Liceo Classico “M. Pagano” di Campobasso – che vedono la folta partecipazione di alunni ed ex alunni, amici, insegnanti, genitori, pers. amministrativo e ATA – hanno festeggiato questa eccezionale giornata con una Santa Messa e la consacrazione al “Cuore Immacolato di Maria”.

Concludendo così un altro importante anno di fede, di cammino spirituale spontaneo: “con, per e in Cristo.”
È stata presente e altresì gradita la corale polifonica della nostra scuola.

     Al “sacrificio della Santa Messa” (celebrazione eucaristica), presiederanno don Peppino Cardegna e don Giacomo Piermarini, presso la Chiesa di San Paolo di Campobasso. È con viva gioia nel cuore e a lode e gloria di nostro Signore Gesù Cristo, che condividiamo questa nostra preziosa esperienza di vita, di un piccolissimo e umile seme lanciato al Cielo, sebbene senza umane pretese. Ma che tuttavia con la grazia di Dio, la speranza e la preghiera, aspettiamo di veder germogliare e crescere, sempre più fruttificare secondo il suo Divin Volere.

      Oltre alle seguenti pie pratiche, ossia alla meditazione delle 24 “Ore della Passione” e del Pio Pellegrinaggio dell'anima nell'operato della Divina Volontà”, i gruppi che corrispondono volentieri all’invito sono accolti pure ogni martedì ad un momento di adorazione Eucaristica; alle ore 17.00 presso le Suore del Divino Zelo. Laddove da tempo è già presente una piccola fiammella di adoratori (cfr. Gv 4,1-30) che, interessati, stanno approfondendo con entusiasmo gli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta, dei quali è stato censore impeccabilis un gran santo come Sant'Annibale Maria Di Francia (peraltro fondatore della stessa congregazione delle figlie del Divino Zelo).

     Non solo, ma egli è stato anche un fervente promotore del Carisma, di codesta scienza così alta e sublime della Divina Volontà. Addirittura, concepita nel seno di una “piccola” vergine di Corato (BA 1865 - 1947), ignorantella, appena la prima elementare. E benché tale il grado di istruzione, nonostante ciò è stata scelta da Dio per una missione specialissima. Un mandato «vertiginoso» atto ad adombrar di quella luce tutta la Chiesa e l’umanità intera. La SS. Vergine Maria rimane al centro di questo progetto del Padre insieme al Figlio Gesù ed allo Spirito Santo.

   Qui è la grande profezia del Santo Padre Pio da Pietrelcina a darci testimonianza del suo valore indiscusso, conosciuta e diffusa anche dalla sua diletta figlia spirituale, Adriana Pallotti, dal quale è stata guidata per decenni su questo “sentiero preferenziale”:

«Un giorno sorgerà da Corato una luce che illuminerà tutto il mondo. E la terra sarà piena di Luisa Piccarreta.»

    Inoltre abbiamo creato un ‘intelligente’ gruppo WhatsApp dove quotidianamente ognuno sceglie di condividere la edificante “Parola di Dio” e le proprie esperienze.

    Non mancano certo all’appello gli intensi momenti di partecipazione ecclesiale, di unità solenne alle varie Sante Messe, generalmente celebrate prima del Natale e della Pasqua, anche ebraica, con una annuale liturgia di commemorazione per i defunti.

    Ecco il punto. Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene; che portano il “Dono” della Vita nell'adorabile Divina Volontà del Signore.

    «Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! » Rm 10, 14-15


FIAT VOLUNTAS TUA SICUT IN CAELO ET IN TERRA
Luciano Mirigliano





*
*XV VOL. 11 LUGLIO 1923*

QUANTO PIÙ È GRANDE L’OPERA CHE DIO VUOL FARE, 
TANTO PIÙ È NECESSARIO CHE SIA UNICA E SINGOLARE 
LA CREATURA CHE SCEGLIE.
LA PATERNA BONTÀ VUOLE APRIRE UN’ALTRA ERA DI GRAZIA.

     Stavo pregando e tutta abbandonandomi nelle braccia del mio dolcissimo Gesù, ma con un pensiero nella mente che diceva: “Solo per te questo martirio di dar fastidio agli altri, d’essere di peso ai tuoi ministri, non potendo fare a meno di farli impicciare dei fatti miei, e che si svolgono tra me e Gesù; invece gli altri sono liberi, loro entrano nello stato di sofferenze e da per sé stessi si liberano; eppure quante volte ho pregato che mi liberasse, ma invano”. Ora, mentre ciò pensavo ed altro, il benedetto Gesù è venuto, tutto bontà ed amore, e mettendosi a me vicino mi ha detto:

    “Figlia mia, quanto più grande è l’opera che voglio fare, tanto più è necessario che sia unica e singolare quella creatura che scelgo. L’opera della Redenzione era la più grande e vi scelsi una sola creatura, dotandola di tutti i doni, non mai concessi a nessuno, per fare che questa creatura contenesse tanta grazia per potermi fare da Madre, e potessi deporre in Lei tutti i beni della Redenzione. E per custodire i miei stessi doni, dacché fu concepita finché mi concepì, La tenni adombrata nella luce della Santissima Trinità, la quale si faceva custode e teneva l’ufficio di dirigerLa in tutto. Quando poi restai concepito nel suo seno verginale, essendo Io il vero, il capo, ed il primo di tutti i sacerdoti, presi Io l’impegno di custodirLa e di dirigerLa in tutto, perfino il moto del suo palpito; e quando Io morii L’affidai ad un altro sacerdote, qual fu San Giovanni. Un’anima sì privilegiata che conteneva tutte le grazie, unica nella mente divina, unica nella storia, non volli lasciarla fino all’ultimo suo anelito senza l’assistenza d’un mio rappresentante. Forse ho fatto questo ad altre anime? No, perché non contenendo tanto bene, doni e grazie, non è necessario tanta custodia ed assistenza.

      Ora figlia mia, anche tu sei unica nella mia mente, e sarai anche unica nella storiae non ci sarà né prima di te, né dopo, altra creatura a cui farò avere, come costretto da necessità, l’assistenza dei miei ministri, avendoti scelto per deporre in te la Santità, i beni, gli effetti, l’attitudine della mia Suprema Volontà. Era conveniente, giusto, decoroso, per la stessa Santità che contiene il mio Volere, che un mio ministro ti assistesse e fosse il primo depositario dei beni che la mia Volontà contiene, e dal suo grembo farla passare a tutto il corpo della Chiesa. 


BXVI BENEDICE LA STATUA DI SANT'ANNIBALE MARIA DI FRANCIA


      Quale attenzione non si richiede da te e da loro: tu nel ricevere da Me, come una seconda mia madre, il gran «Dono» del mio Volere, conoscerne tutti i pregi; e loro col riceverli da te, per fare che si compia nella mia Chiesa il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Ah! Tu non sai quanto ho dovuto darti per renderti capace di deporre in te il mio Volere. Ti ho tolto qualunque germe di corruzione, ho purificato in tal modo la tua anima, la tua stessa natura, che né tu senti nulla per loro, né loro per te, perché mancando il germe è come se mancasse il fuoco alla legna, e se non ti esentai dalla colpa originale come feci alla mia cara Madre, col toglierti il germe della corruzione operai un altro prodigio di grazia, non mai concesso a nessun altro. Perché non era decoroso per la mia Volontà tre volte Santa, scendere in un’anima, prenderne il possesso. E fosse anche menomamente ombrata dal minimo alito corrotto, la mia Volontà non si sarebbe adattata di prenderne il possesso, comunicarle la sua attitudine se ci vedesse alcun germe di corruzione, come non mi sarei adattato Io, Verbo del Padre, di concepire nel seno della Celeste Mamma, se non l’avessi esentato dalla colpa d’origine. E poi, quante grazie non ti ho fatto? 

      Tu credi che sia nulla e perciò non ti dai nessun pensiero, ed invece di ringraziarmi, ti occupi a pensare a ciò che ho disposto di te e di quelli che ho messo intorno a te, mentre Io voglio che segua solo il mio Volere. Tu devi sapere che questo compimento della mia Volontà è tanto grande, che entra nelle opere più grandi che la Divinità ha operato, e voglio che sia conosciuto, affinché dal conoscerne la grandezza ed i beni immensi che contiene, l’amino, lo stimino e lo desiderino. Tre volte la Divinità Suprema decise d’operare ad extra. La prima fu nella Creazione, e questa fu senza intervento della creatura, perché nessuna era uscita alla luce del giorno. La seconda fu nella Redenzione, ed intervenne insieme una donna, la più santa, la più bella, quale fu la mia Celeste Mamma. Fu Lei il canale e lo strumento di cui me ne servii per compiere l’opera della Redenzione. La terza è il compimento, che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra, cioè che la creatura viva, operi con la Santità e potenza della nostra Volontà, opera inseparabile dalla Creazione e Redenzione, come è inseparabile la Trinità Sacrosanta. Né possiamo dire che l’opera della Creazione sia da Noi finita, se la nostra Volontà, come fu da Noi decretato, non agisce nella creatura e vive con quella libertà, santità e potenza con cui opera e vive in Noi. Anzi questo è il punto più bello, più culminante, più fulgido, ed il suggello del compimento dell’opera della Creazione e Redenzione. 

      Questi sono decreti divini, e devono avere il pieno compimento. E per compiere questo decreto vogliamo servirci di un’altra donna, quale sei tu. Fu la donna l’incitamento, la causa per cui l’uomo precipitò nelle sue sventure, e Noi vogliamo servirci della donna per mettere le cose in ordine e far uscire l’uomo delle sue sventure e restituirgli il decoro, l’onore, la vera somiglianza nostra, come fu da Noi creato. Perciò sii attenta, non prendere le cose alla leggera. Qui non si tratta d’una cosa qualsiasi, ma si tratta di decreti divini, e darci il campo per farci compiere l’opera della Creazione e Redenzione. E perciò, come la nostra Mamma l’affidammo a San Giovanni – per far deporre in lui, e da lui alla Chiesa, i tesori, le grazie, tutti i miei insegnamenti che, nel corso della mia Vita, stando affidata a Me e facendoLe da Sacerdote, Io avevo deposto come in un santuario, tutte le leggi, i precetti, le dottrine che la Chiesa doveva possedere e che Lei, fida qual era e gelosa anche di una mia parola, perché non si perdesse, depose nel mio fido discepolo Giovanni, sicché la mia Mamma tiene il primato su tutta la Chiesa – così ho fatto di te. Dovendo servire il Fiat Voluntas Tua a tutta la Chiesa ti ho affidato a un mio ministro, affinché deponga in lui tutto ciò che ti manifesto sulla mia Volontà, i beni che ci sono, come la creatura deve entrare in Essa, come la paterna bontà vuole aprire un’altra era di grazia, mettendo in comune con la creatura i suoi beni che possiede nel Cielo, e restituendole la felicità perduta. Perciò sii attenta e siimi fedele”.

martedì 20 giugno 2017

«IL SILENZIO, I GEMITI DELLO SPIRITO SANTO → NEI SACRAMENTI»


«È MEGLIO RIMANERE IN SILENZIO ED ESSERE, CHE DIRE E NON ESSERE»
Sant’Ignazio di Antiochia

«Da quando, negli anni Cinquanta, lessi per la prima volta le Lettere di sant’Ignazio di Antiochia, mi è rimasto particolarmente impresso un passo della sua Lettera agli Efesini: «È meglio rimanere in silenzio ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se si fa ciò che si dice. Uno solo è il Maestro che ha detto e ha fatto, e ciò che ha fatto rimanendo in silenzio è degno del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù può percepire anche il suo silenzio, così da essere perfetto, così da operare tramite la sua parola ed essere conosciuto per mezzo del suo rimanere in silenzio» (15, 1s.).
Che significa percepire il silenzio di Gesù e riconoscerlo per mezzo del suo rimanere in silenzio? Dai Vangeli sappiamo che Gesù di continuo ha vissuto le notti da solo «sul monte» a pregare, in dialogo con il Padre. Sappiamo che il suo parlare, la sua parola proviene dal rimanere in silenzio e che solo in esso poteva maturare. È illuminante perciò il fatto che la sua parola possa essere compresa nel modo giusto solo se si entra anche nel suo silenzio; solo se s’impara ad ascoltarla a partire dal suo rimanere in silenzio.
Certo, per interpretare le parole di Gesù è necessaria una competenza storica che ci insegni a capire il tempo e il linguaggio di allora. Ma solo questo, in ogni caso, non basta per cogliere veramente il messaggio del Signore in tutta la sua profondità. Chi oggi legge i commenti ai Vangeli, diventati sempre più voluminosi, alla fine rimane deluso. Apprende molte cose utili sul passato, e molte ipotesi, che però alla fine non favoriscono per nulla la comprensione del testo. Alla fine si ha la sensazione che a quel sovrappiù di parole manchi qualcosa di essenziale: l’entrare nel silenzio di Gesù dal quale nasce la sua parola. Se non riusciremo a entrare in questo silenzio, anche la parola l’ascolteremo sempre solo superficialmente e così non la comprenderemo veramente. 
Tutti questi pensieri mi hanno di nuovo attraversato l’anima leggendo il nuovo libro del cardinale Robert Sarah [Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – NDR]. Egli ci insegna il silenzio: il rimanere in silenzio insieme a Gesù, il vero silenzio interiore, e proprio così ci aiuta anche a comprendere in modo nuovo la parola del Signore. Naturalmente egli parla poco o nulla di sè, e tuttavia ogni tanto ci permette di gettare uno sguardo sulla sua vita interiore. A Nicolas Diat che gli chiede: «Nella sua vita a volte ha pensato che le parole diventano troppo fastidiose, troppo pesanti, troppo rumorose?», egli risponde: «… Quando prego e nella mia vita interiore spesso ho sentito l’esigenza di un silenzio più profondo e più completo… I giorni passati nel silenzio, nella solitudine e nel digiuno assoluto sono stati di grande aiuto. Sono stati una grazia incredibile, una lenta purificazione, un incontro personale con Dio… 
I giorni nel silenzio, nella solitudine e nel digiuno, con la Parola di Dio quale unico nutrimento, permettono all’uomo di orientare la sua vita all’essenziale» (risposta n. 134, p.156). In queste righe appare la fonte di vita del Cardinale che conferisce alla sua parola profondità interiore. È questa la base che poi gli permette di riconoscere i pericoli che minacciano continuamente la vita spirituale proprio anche dei sacerdoti e dei vescovi, minacciando così la Chiesa stessa, nella quale al posto della Parola nient’affatto di rado subentra una verbosità in cui si dissolve la grandezza della Parola. Vorrei citare una sola frase che può essere origine di un esame di coscienza per ogni vescovo: «Può accadere che un sacerdote buono e pio, una volta elevato alla dignità episcopale, cada presto nella mediocrità e nella preoccupazione per le cose temporali. Gravato in tal modo dal peso degli uffici a lui affidati, mosso dall’ansia di piacere, preoccupato per il suo potere, la sua autorità e le necessità materiali del suo ufficio, a poco a poco si sfinisce» (risposta n. 15, p. 19). 
Il cardinale Sarah è un maestro dello spirito che parla a partire dal profondo rimanere in silenzio insieme al Signore, a partire dalla profonda unità con lui, e così ha veramente qualcosa da dire a ognuno di noi.
Dobbiamo essere grati a Papa Francesco di avere posto un tale maestro dello spirito alla testa della Congregazione che è responsabile della celebrazione della Liturgia nella Chiesa. Anche per la Liturgia, come per l’interpretazione della Sacra Scrittura, è necessaria una competenza specifica. E tuttavia vale anche per la Liturgia che la conoscenza specialistica alla fine può ignorare l’essenziale, se non si fonda sul profondo e interiore essere una cosa sola con la Chiesa orante, che impara sempre di nuovo dal Signore stesso cosa sia il culto. Con il cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani.»
Benedetto XVI  –  Città del Vaticano, nella settimana di Pasqua 2017

*XVIII VOL. 5 NOVEMBRE 1925*

I GEMITI DELLO SPIRITO SANTO NEI SACRAMENTI. 
RICAMBIO D’AMORE DELL’ANIMA.

      Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino. E mentre, per quanto era a me possibile, cercavo di ricambiare col mio piccolo amore il mio Gesù, per tutto ciò che ha fatto nella Redenzione, il mio amabile e dolce amore Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:

    “Figlia mia, con il tuo volo nella mia Volontà giungi in tutti i sacramenti da Me istituiti, scendi nel fondo di essi per darmi il tuo piccolo ricambio d’amore. Oh! Quante mie lacrime segrete vi troverai, quanti sospiri amari, quanti gemiti soffocati dello Spirito Santo. Il suo gemito è continuo alle tanti disillusioni del nostro amore. I sacramenti furono istituiti per continuare la mia Vita sulla terra in mezzo ai figli miei, ma ahimè! Quanti dolori. Perciò sento la necessità del tuo piccolo amore. Sarà piccolo, ma la mia Volontà me lo farà grande. Il mio amore non tollera, per chi deve vivere nella mia Volontà, che non si associ ai miei dolori e che non mi dia il suo piccolo ricambio d’amore per tutto ciò che ho fatto e soffro. Perciò figlia mia, vedi come geme il mio amore nei sacramenti.

     Se vedo battezzare il neonato, piango di dolore, perché mentre col Battesimo gli restituisco l’innocenza, ritrovo di nuovo il figlio mio, gli restituisco i diritti perduti sulla Creazione, gli sorrido d’amore e compiacenza, gli metto in fuga il nemico, affinché non abbia più diritto su di lui, lo affido agli angeli, tutto il Cielo gli fa festa. Ma subito il sorriso mi si cambia in dolore, la festa in lutto. Vedo che quel battezzato sarà un mio nemico, un novello Adamo, forse pure un’anima perduta. Oh! Come geme il mio amore in ogni Battesimo, specie poi se si aggiunge che il ministro che battezza non lo fa con quel rispetto, dignità e decoro che si conviene ad un sacramento che contiene la nuova rigenerazione. Ahi! Molte volte si sta più attenti ad una bagattella, ad una scena qualsiasi che ad amministrare un sacramento, sicché il mio amore si sente pungere dal battezzante e dal battezzato e geme con gemiti inenarrabili. Non vorresti tu dunque darmi per ogni Battesimo un ricambio d’amore, un gemito amoroso per far compagnia ai miei gemiti dolenti?

    Passa al sacramento della Cresima. Ahi! Quanti sospiri amari, mentre con la Cresima gli ridono il coraggio, gli restituisco le forze perdute rendendolo invincibile a tutti i nemici, alle sue passioni, viene ammesso nelle file delle milizie del suo Creatore affinché militi per l’acquisto della Patria Celeste, lo Spirito Santo gli ridona il suo bacio amoroso, gli prodiga mille carezze e si esibisce per compagno della sua carriera, ma molte volte si sente restituire il bacio del traditore, disprezzare le sue carezze e fuggire dalla sua compagnia. Quanti gemiti, quanti sospiri per il suo ritorno, quante voci segrete al cuore a chi fugge da Lui, fino a stancarsi per il suo dire! Macché, invano. Perciò, non vuoi tu mettere il tuo ricambio d’amore, il bacio amoroso, la tua compagnia allo Spirito Santo che geme per tanta sconoscenza?

    Ma non ti fermare, vola ancora e sentirai i gemiti angosciosi dello Spirito Santo nel sacramento della Penitenza. Quanta ingratitudine, quanti abusi e profanazioni da parte di chi lo amministra e da parte di chi lo riceve. In questo sacramento il mio sangue si mette in atto sopra il peccatore pentito per scendere sull’anima sua per lavarlo, per abbellirlo, sanarlo e fortificarlo, per restituirgli la grazia perduta, per mettergli nelle mani le chiavi del Cielo che il peccato gli aveva strappato, per suggellare sulla sua fronte il bacio pacifico del perdono. Ma, ahi! Quanti gemiti strazianti nel vedere avvicinarsi le anime a questo sacramento di penitenza senza dolore, per abitudine, quasi per uno sfogo del cuore umano. Altri, orribile a dirsi, invece d’andare a trovare la vita dell’anima, della grazia, vanno a trovare la morte, a sfogare le loro passioni. Sicché il sacramento si riduce ad una burla, una buona chiacchierata, ed il mio sangue, invece di scendere come lavacro, scende come fuoco che li sterilisce maggiormente. Sicché in ogni confessione il nostro amore piange inconsolabilmente, e singhiozzando ripete: ingratitudine umana, quanto sei grande, dovunque cerchi d’offendermi, e mentre ti offro la vita tu ricambi in morte la stessa vita che ti offro. Vedi dunque come i nostri gemiti aspettano il tuo ricambio d’amore nel sacramento della Penitenza.

     Il tuo amore non si arresti; percorri tutti i tabernacoli, ciascun’ostia sacramentale, ed in ogni ostia sentirai gemere lo Spirito Santo con dolore inenarrabile. Il sacramento dell’Eucaristia non è la sola vita loro che ricevono le anime, ma è la mia stessa Vita che si dà a loro, sicché il frutto di questo sacramento è formare la mia Vita in loro, e ogni comunione serve a far crescere la mia Vita, a svilupparla in modo da poter dire: “Io sono un’altro Cristo”. Ma, ahimè! Quanti pochi profittano, anzi quante volte scendo nei cuori e mi fanno trovare le armi per ferirmi, e mi ripetono la tragedia della mia Passione, e come si consumano le specie sacramentali, invece di pressarmi a restare con loro sono costretto ad uscire bagnato di lacrime, piangendo la mia sorte sacramentale, e non trovo chi quieti il mio pianto ed i miei gemiti dolenti. Se tu potessi rompere quei veli dell’ostia che mi coprono, mi troveresti bagnato di pianto conoscendo la sorte che mi aspetta nello scendere nei cuori. Perciò il tuo ricambio d’amore per ogni ostia sia continuo, per quietarmi il pianto, e rendere meno dolorosi i gemiti dello Spirito Santo.

     Non ti fermare, altrimenti non ti troveremo sempre insieme nei nostri gemiti e nelle nostre lacrime segrete, sentiremo il vuoto del tuo ricambio d’amore. Scendi nel sacramento dell’Ordine, qui sì, troverai i nostri più intimi dolori nascosti, le lacrime più amare, i gemiti più strazianti. L’Ordine costituisce l’uomo ad un’altezza suprema, d’un carattere divino, il ripetitore della mia Vita, l’amministratore dei sacramenti, il rivelatore dei miei segreti, del mio Vangelo, della scienza più sacra, il paciero tra il Cielo e la terra, il portatore di Gesù alle anime. Ma ahimè! Quante volte vediamo nell’ordinato che sarà un nostro Giuda! Un usurpatore del carattere che gli viene impresso. Oh! Come lo Spirito Santo geme nel vedere nell’ordinato strapparsi le cose più sacre, il carattere più grande che esiste tra il Cielo e la terra. Quante profanazioni! Ogni atto di quest’ordinato fatto non secondo il carattere impresso, sarà un grido di dolore, un pianto amaro, un gemito straziante. 

     L’Ordine è il sacramento che racchiude tutti gli altri sacramenti insieme, perciò se l’ordinato saprà conservare in sé integro il carattere ricevuto, metterà quasi in salvo tutti gli altri sacramenti; sarà lui il difensore ed il salvatore dello stesso Gesù. Perciò, non vedendo questo nell’ordinato, i nostri dolori si accentrano di più, i nostri gemiti si rendono più continui e dolenti. Perciò, scorra il tuo ricambio d’amore in ogni atto sacerdotale per far compagnia all’amore gemente dello Spirito Santo.

    Presta l’orecchio del tuo cuore e ascolta i nostri profondi gemiti nel sacramento del Matrimonio. Quanti disordini in esso! Il Matrimonio fu elevato da Me come sacramento per mettervi in esso un vincolo sacro, il simbolo della Trinità Sacrosanta, l’amore divino che Essa racchiude, sicché l’amore che doveva regnare nel padre, madre e figli, la concordia, la pace, doveva simboleggiare la Famiglia Celeste. Onde dovevo avere sulla terra tante altre famiglie simili alla Famiglia del Creatore, destinate a popolare la terra come altrettanti angeli terrestri, da ricondurli a popolare le regioni Celesti. Ma, ahi! Quanti gemiti nel vedere formare nel matrimonio famiglie di peccato, che simboleggiano l’inferno con la discordia, col disamore, con l’odio, che popolano la terra come tanti angeli ribelli che serviranno a popolare l’inferno. Lo Spirito Santo geme con gemiti strazianti in ogni matrimonio, nel veder formare sulla terra tanti covi infernali. Perciò il tuo ricambio d’amore in ogni matrimonio, in ogni creatura che viene alla luce, così il tuo gemito amoroso renderà meno dolenti i nostri gemiti continui.

    I nostri gemiti non sono finiti ancora, perciò il tuo ricambio d’amore giunga sul letto del morente quando viene amministrato il sacramento della Estrema unzione [o “Unzione degli infermi” – NDR]. Ma ahi! Quanti gemiti, quante nostre lacrime segrete! Questo sacramento contiene la virtù di mettere in salvo a qualunque costo il peccatore morente, è la conferma della santità ai buoni e ai santi, è l’ultimo vincolo che mette, con la sua unzione, tra la creatura e Dio, è il suggello del Cielo che imprime nell’anima redenta, è l’infusione dei meriti del Redentore per arricchirla, purificarla e abbellirla, è l’ultima pennellata che dà lo Spirito Santo per disporla a partire dalla terra per farla comparire innanzi al suo Creatore.

     Insomma, con l’Estrema unzione è l’ultimo sfoggio del nostro amore e l’ultima rivestitura dell’anima, è l’assestamento di tutte le opere buone, perciò agisce in modo sorprendente nei vivi alla Grazia. Con l’Estrema unzione l’anima viene coperta come da una rugiada celeste che le smorza come d’un solo fiato le passioni, l’attacco alla terra e a tutto ciò che non appartiene al Cielo. Ma ahimè! Quanti gemiti, quante lacrime amare, quante indisposizioni, quante trascuratezze, quante perdite di anime, quante poche santità trova da confermare, quante scarse opere buone da riordinare e rassettare. Oh! Se si potesse sentire da tutti i nostri gemiti, il nostro pianto sul letto del morente nell’atto di amministrare il sacramento dell’Estrema unzione, tutti piangerebbero di dolore. Non vuoi tu dunque darci il tuo ricambio d’amore per ogni volta che viene amministrato questo sacramento, che è l’ultimo sfoggio del nostro amore verso la creatura? La nostra Volontà ovunque t’aspetta per avere il tuo ricambio d’amore e la compagnia ai nostri gemiti e sospiri”.


*

FIAT VOLUNTAS TUA

sabato 10 giugno 2017

«LUISA E IL CATECHISMO → CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA»



LA CHIESA - POPOLO DI DIO, CORPO DI CRISTO, 
TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO


I. La Chiesa - popolo di Dio

781 « In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un'alleanza e lo formò progressivamente [...]. Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo [...] cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito ». 206

Le caratteristiche del popolo di Dio

782 Il popolo di Dio presenta caratteristiche che lo distinguono nettamente da tutti i raggruppamenti religiosi, etnici, politici o culturali della storia:

— È il popolo di Dio: Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo. Ma egli si è acquistato un popolo da coloro che un tempo erano non-popolo: « la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa » (1 Pt 2,9).

— Si diviene membri di questo popolo non per la nascita fisica, ma per la « nascita dall'alto », « dall'acqua e dallo Spirito » (Gv3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.

— Questo popolo ha per Capo Gesù Cristo (Unto, Messia): poiché la medesima unzione, lo Spirito Santo, scorre dal Capo al corpo, esso è « il popolo messianico ».

— « Questo popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo tempio ». 207

— « Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati ». 208 È la legge « nuova » dello Spirito Santo. 209

— Ha per missione di essere il sale della terra e la luce del mondo. 210 « Costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza ». 211

— « E, da ultimo, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento ». 212

Un popolo sacerdotale, profetico e regale

783 Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito « Sacerdote, Profeta e Re ». L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano. 213

784 Entrando nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi partecipi della vocazione unica di questo popolo, la vocazione sacerdotale: « Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre". Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo ». 214

785 « Il popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo ». Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto il popolo, laici e gerarchia, quando « aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi »215 e ne approfondisce la comprensione e diventa testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.

786 Il popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione.216 Cristo, Re e Signore dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo « venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,28). Per il cristiano « regnare » è « servire » Cristo,217 soprattutto « nei poveri e nei sofferenti », nei quali la Chiesa riconosce « l'immagine del suo Fondatore, povero e sofferente ». 218Il popolo di Dio realizza la sua « dignità regale » vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo.

« Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? ». 219

II. La Chiesa - corpo di Cristo

La Chiesa è comunione con Gesù

787 Fin dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli alla sua vita; 220 ha loro rivelato il mistero del Regno; 221 li ha resi partecipi della sua missione, della sua gioia 222 e delle sue sofferenze. 223 Gesù parla di una comunione ancora più intima tra sé e coloro che lo seguiranno: « Rimanete in me e io in voi. [...] Io sono la vite, voi i tralci » (Gv 15,4-5). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e reale tra il suo proprio corpo e il nostro: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (Gv 6,56).

788 Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani. 224 Ha promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi, 225 ha mandato loro il suo Spirito. 226 In un certo senso, la comunione con Gesù è diventata più intensa: « Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le genti ». 227

789 Il paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a lui; è unificata in lui, nel suo corpo. Tre aspetti della Chiesa-corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo.

«Un solo corpo»

790 I credenti che rispondono alla Parola di Dio e diventano membra del corpo di Cristo, vengono strettamente uniti a Cristo: « In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato ».228 Ciò è particolarmente vero del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla morte e alla risurrezione di Cristo, 229 e dell'Eucaristia, mediante la quale « partecipando realmente al Corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi ». 230

791 L'unità del corpo non elimina la diversità delle membra: « Nell'edificazione del corpo di Cristo vige la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi ». 231 L'unità del corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: « E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra ». 232 Infine, l'unità del corpo mistico vince tutte le divisioni umane: « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù » (Gal 3,27-28).

«Capo di questo corpo è Cristo»

792 Cristo « è il Capo del corpo, cioè della Chiesa » (Col 1,18). È il Principio della creazione e della redenzione. Elevato alla gloria del Padre, ha « il primato su tutte le cose » (Col 1,18), principalmente sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo regno su tutte le cose.

793 Egli ci unisce alla sua pasqua. Tutte le membra devono sforzarsi di conformarsi a lui finché in esse « non sia formato Cristo » (Gal 4,19). « Per questo siamo assunti ai misteri della sua vita. [...] Come il corpo al Capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati ». 233

794 Egli provvede alla nostra crescita. 234 Per farci crescere verso di lui, nostro Capo, 235Cristo dispone nel suo corpo, la Chiesa, i doni e i ministeri attraverso i quali noi ci aiutiamo reciprocamente lungo il cammino della salvezza.

795 Cristo e la Chiesa formano, dunque, il «Cristo totale » [« Christus totus »]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità:

« Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. [...] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa ». 236

« Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia, quam assumpsit, exhibuit – Il nostro Redentore presentò se stesso come unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta ». 237

« Caput et membra, quasi una persona mystica – Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica ».238

Una parola di santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici riassume la fede dei santi dottori ed esprime il giusto sentire del credente: « A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt'uno, e non bisogna sollevare difficoltà ». 239

La Chiesa è la Sposa di Cristo

796 L'unità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del corpo, implica anche la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso viene espresso con l'immagine dello sposo e della sposa. Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista. 240 Il Signore stesso si è definito come lo « Sposo » (Mc 2,19). 241L'Apostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, come una Sposa « fidanzata » a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito. 242 Essa è la Sposa senza macchia dell'Agnello immacolato, 243 che Cristo ha amato e per la quale ha dato se stesso, « per renderla santa » (Ef 5,26), che ha unito a sé con una Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo proprio corpo. 244

« Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. [...] Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo [« ex persona capitis »], parla nella persona del corpo ["ex persona corporis"]. Che cosa, infatti, sta scritto? "Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ef 5,31-32). E Cristo stesso nel Vangelo: "Non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale. [...] Dice di essere "sposo" in quanto capo, e "sposa" in quanto corpo ». 245

III. La Chiesa - tempio dello Spirito Santo

797 « Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est Ecclesia – Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la Chiesa ». 246 « Bisogna attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il fatto che tutte le parti del corpo siano unite tanto fra loro quanto col loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto intero nel corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra ».247 Lo Spirito Santo fa della Chiesa « il tempio del Dio vivente » (2 Cor 6,16). 248

« È alla Chiesa che è stato affidato il dono di Dio. [...] In essa è stata posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell'incorruttibilità, confermazione della nostra fede, scala per ascendere a Dio. [...] Infatti, dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è la Chiesa e ogni grazia ». 249

798 Lo Spirito Santo è « il principio di ogni azione vitale e veramente salvifica in ciascuna delle diverse membra del corpo ».250 Egli opera in molti modi l'edificazione dell'intero corpo nella carità: 251 mediante la Parola di Dio « che ha il potere di edificare » (At 20,32); mediante il Battesimo con il quale forma il corpo di Cristo; 252 mediante i sacramenti che fanno crescere e guariscono le membra di Cristo; mediante la grazia degli Apostoli che, fra i vari doni, viene al primo posto; 253 mediante le virtù che fanno agire secondo il bene, e infine mediante le molteplici grazie speciali (chiamate « carismi »), con le quali rende i fedeli « adatti e pronti ad assumersi varie opere o uffici, utili al rinnovamento della Chiesa e allo sviluppo della sua costruzione ». 254

I carismi

799 Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo.

800 I carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la santità di tutto il corpo di Cristo, purché si tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi. 255

801 È in questo senso che si dimostra sempre necessario il discernimento dei carismi. Nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai Pastori della Chiesa, « ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono », 256 affinché tutti i carismi, nella loro diversità e complementarità, cooperino all'« utilità comune » (1 Cor 12,7). 257

In sintesi

802 Gesù Cristo « ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga » (Tt 2,14).

803 « Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato » (1 Pt 2,9).

804 Si entra nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo. « Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo popolo di Dio »,258 affinché, in Cristo, « gli uomini costituiscano una sola famiglia e un solo popolo di Dio ». 259

805 La Chiesa è il corpo di Cristo. Per mezzo dello Spirito e della sua azione nei sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, Cristo, morto e risorto, costituisce la comunità dei credenti come suo corpo.

806 Nell'unità di questo corpo c'è diversità di membra e di funzioni. Tutte le membra sono legate le une alle altre, particolarmente a quelle che soffrono, che sono povere e perseguitate.

807 La Chiesa è questo corpo, di cui Cristo è il Capo: essa vive di lui, in lui e per lui; egli vive con essa e in essa.

808 La Chiesa è la Sposa di Cristo: egli l'ha amata e ha dato se stesso per lei. L'ha purificata con il suo sangue. Ha fatto di lei la Madre feconda di tutti i figli di Dio.

809 La Chiesa è il tempio dello Spirito Santo. Lo Spirito è come l'anima del corpo mistico, principio della sua vita, dell'unità nella diversità e della ricchezza dei suoi doni e carismi.

810 « Così la Chiesa universale si presenta come "un popolo adunato dall'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" ». 260

LUISA E LA SANA DOTTRINA 
NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE DEI SANTI PADRI DELLA CHIESA. 
DOV'È LA VERITÀ TUTTA INTERA.

«Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, 
la gloria del Signore brilla sopra di te.»

Isaia 60,1

*II VOL. 20 MARZO 1899*

GESÙ VERSA LE SUE AMAREZZE E LE DICE LA CAUSA DEI MALI DEL MONDO.

      Questa mattina Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha fatto vedere molta gente, tutta in discordia.  Oh, quanta pena faceva Gesù!  Io, vedendolo molto soffrire L’ho pregato che versasse a me, ma siccome continua ancora che vuole castigare il mondo, Gesù non voleva versare in me;  ma dopo averlo pregato e ripregato, per contentarmi ha versato un poco.  Indi, essendosi sollevato un poco, mi ha detto:

     “La causa per cui il mondo si è ridotto in questo triste stato, è d’aver perduto la subordinazione ai capi;  e siccome il primo capo è Dio, a Cui si sono ribellati, di conseguenza è avvenuto che hanno perduto ogni soggezione e dipendenza alla Chiesa, alle leggi ed a tutti gli altri che si dicono capi.  Ah, figlia mia!  Che sarà di tanti membri infetti da questo malo esempio dato da quegli stessi che si dicono capi, cioè da superiori, da genitori e di tant’altri?  Ah, giungeranno a tanto che non si conosceranno più né genitori, né fratelli, né re, né principi!  Questi membri saranno come tante vipere che a vicenda si avveleneranno.  Perciò, vedi quanto sono necessari i castighi in questi tempi e che la morte quasi distrugga questa razza di gente, affinché quei pochi che rimarranno, imparino a spese altrui, ad essere umili ed obbedienti.  Onde lasciami fare, non volerti opporre a farmi castigare le genti”.

venerdì 2 giugno 2017

«I SEGNI DELLA PAROLA DI DIO → FINE DEI TEMPI»


CASA DI PREGHIERA 
PER IL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ
NEL NUOVO CARISMA DELLA 
SERVA DI DIO LUISA PICCARRETA
SAN GIOVANNI ROTONDO, LÌ  2 GIUGNO 2017


L'INTERVENTO DI GAMALIELE

Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.

Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.

Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».

Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo. ATTI 5, 34-42


LE BENEDIZIONI PROMESSE

1Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore tuo Dio ti metterà sopra tutte le nazioni della terra; 2perché tu avrai ascoltato la voce del Signore tuo Dio, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni: 3Sarai benedetto nella città e benedetto nella campagna. 4Benedetto sarà il frutto del tuo seno, il frutto del tuo suolo e il frutto del tuo bestiame; benedetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore. 5Benedette saranno la tua cesta e la tua madia. 6Sarai benedetto quando entri e benedetto quando esci. 7Il Signore lascerà sconfiggere davanti a te i tuoi nemici, che insorgeranno contro di te: per una sola via verranno contro di te e per sette vie fuggiranno davanti a te. 8Il Signore ordinerà alla benedizione di essere con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano; ti benedirà nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti. 

9Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo Dio e se camminerai per le sue vie; 10tutti i popoli della terra vedranno che porti il nome del Signore e ti temeranno. 11Il Signore tuo Dio ti concederà abbondanza di beni, quanto al frutto del tuo grembo, al frutto del tuo bestiame e al frutto del tuo suolo, nel paese che il Signore ha giurato ai tuoi padri di darti. 12Il Signore aprirà per te il suo benefico tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia a suo tempo e per benedire tutto il lavoro delle tue mani; così presterai a molte nazioni, mentre tu non domanderai prestiti. 13Il Signore ti metterà in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in basso, se obbedirai ai comandi del Signore tuo Dio, che oggi io ti prescrivo, perché tu li osservi e li metta in pratica, 14e se non devierai né a destra né a sinistra da alcuna delle cose che oggi vi comando, per seguire altri dei e servirli.



LE MALEDIZIONI

15Ma se non obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, se non cercherai di eseguire tutti i suoi comandi e tutte le sue leggi che oggi io ti prescrivo, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste maledizioni: 16sarai maledetto nella città e maledetto nella campagna. 17Maledette saranno la tua cesta e la tua madia. 18Maledetto sarà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo; maledetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore. 19Maledetto sarai quando entri e maledetto quando esci. 20Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato. 21Il Signore ti farà attaccare la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese, di cui stai per entrare a prender possesso. 22Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l'infiammazione, con l'arsura, con la siccità, il carbonchio e la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito. 23Il cielo sarà di rame sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro. 24Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto. 

25Il Signore ti farà sconfiggere dai tuoi nemici: per una sola via andrai contro di loro e per sette vie fuggirai davanti a loro; diventerai oggetto di orrore per tutti i regni della terra. 26Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. 27Il Signore ti colpirà con le ulcere d'Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire. 28Il Signore ti colpirà di delirio, di cecità e di pazzia, 29così che andrai brancolando in pieno giorno come il cieco brancola nel buio. Non riuscirai nelle tue imprese, sarai ogni giorno oppresso e spogliato e nessuno ti aiuterà. 

30Ti fidanzerai con una donna, un altro la praticherà; costruirai una casa, ma non vi abiterai; pianterai una vigna e non ne potrai cogliere i primi frutti. 31Il tuo bue sarà ammazzato sotto i tuoi occhi e tu non ne mangerai; il tuo asino ti sarà portato via in tua presenza e non tornerà più a te; il tuo gregge sarà dato ai tuoi nemici e nessuno ti aiuterà. 32I tuoi figli e le tue figlie saranno consegnati a un popolo straniero, mentre i tuoi occhi vedranno e languiranno di pianto per loro ogni giorno, ma niente potrà fare la tua mano. 33Un popolo, che tu non conosci, mangerà il frutto della tua terra e di tutta la tua fatica; sarai oppresso e schiacciato ogni giorno;34diventerai pazzo per ciò che i tuoi occhi dovranno vedere. 35Il Signore ti colpirà alle ginocchia e alle cosce con una ulcera maligna, della quale non potrai guarire; ti colpirà dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. 

36Il Signore deporterà te e il re, che ti sarai costituito, in una nazione che né tu né i padri tuoi avete conosciuto; là servirai dei stranieri, dei di legno e di pietra; 37diventerai oggetto di stupore, di motteggio e di scherno per tutti i popoli fra i quali il Signore ti avrà condotto. 38Porterai molta semente al campo e raccoglierai poco, perché la locusta la divorerà. 39Pianterai vigne e le coltiverai, ma non berrai vino né coglierai uva, perché il verme le roderà40Avrai oliveti in tutto il tuo territorio, ma non ti ungerai di olio, perché le tue olive cadranno immature. 

41Genererai figli e figlie, ma non saranno tuoi, perché andranno in prigionia.42Tutti i tuoi alberi e il frutto del tuo suolo saranno preda di un esercito d'insetti. 43Il forestiero che sarà in mezzo a te si innalzerà sempre più sopra di te e tu scenderai sempre più in basso. 44Egli presterà a te e tu non presterai a lui; egli sarà in testa e tu in coda. 45Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandi e le leggi che egli ti ha dato. 46Esse per te e per la tua discendenza saranno sempre un segno e un prodigio.



PROSPETTIVE DI GUERRE E DI ESILIO

47Poiché non avrai servito il Signore tuo Dio con gioia e di buon cuore in mezzo all'abbondanza di ogni cosa, 48servirai i tuoi nemici, che il Signore manderà contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla nudità e alla mancanza di ogni cosa; essi ti metteranno un giogo di ferro sul collo, finché ti abbiano distrutto. 49Il Signore solleverà contro di te da lontano, dalle estremità della terra, una nazione che si slancia a volo come aquila: una nazione della quale non capirai la lingua, 50una nazione dall'aspetto feroce, che non avrà riguardo al vecchio né avrà compassione del fanciullo

51che mangerà il frutto del tuo bestiame e il frutto del tuo suolo, finché tu sia distrutto, e non ti lascerà alcun residuo di frumento, di mosto, di olio, dei parti delle tue vacche e dei nati delle tue pecore, finché ti avrà fatto perire.52Ti assedierà in tutte le tue città, finché in tutto il tuo paese cadano le mura alte e forti, nelle quali avrai riposto la fiducia. Ti assedierà in tutte le tue città, in tutto il paese che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 53Durante l'assedio e l'angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni dei tuoi figli e delle tue figlie, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 

54L'uomo più raffinato tra di voi e più delicato guarderà di malocchio il suo fratello e la sua stessa sposa e il resto dei suoi figli che ancora sopravvivono,55per non dare ad alcuno di loro le carni dei suoi figli delle quali si ciberà; perché non gli sarà rimasto più nulla durante l'assedio e l'angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città. 56La donna più raffinata e delicata tra di voi, che per delicatezza e raffinatezza non si sarebbe provata a posare in terra la pianta del piede, guarderà di malocchio il proprio marito, il figlio e la figlia57e si ciberà di nascosto di quanto esce dai suoi fianchi e dei bambini che deve ancora partorire, mancando di tutto durante l'assedio e l'angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città. 

58Se non cercherai di eseguire tutte le parole di questa legge, scritte in questo libro, avendo timore di questo nome glorioso e terribile del Signore tuo Dio, 59allora il Signore colpirà te e i tuoi discendenti con flagelli prodigiosi: flagelli grandi e duraturi, malattie maligne e ostinate.60Farà tornare su di te le infermità dell'Egitto, delle quali tu avevi paura, e si attaccheranno a te.61Anche ogni altra malattia e ogni flagello, che non sta scritto nel libro di questa legge, il Signore manderà contro di te, finché tu non sia distrutto. 62Voi rimarrete in pochi uomini, dopo essere stati numerosi come le stelle del cielo, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio. 

63Come il Signore gioiva a vostro riguardo nel beneficarvi e moltiplicarvi, così il Signore gioirà a vostro riguardo nel farvi perire e distruggervi; sarete strappati dal suolo, che vai a prendere in possesso. 64Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da un'estremità fino all'altra; là servirai altri dei, che né tu, né i tuoi padri avete conosciuti, dei di legno e di pietra. 65Fra quelle nazioni non troverai sollievo e non vi sarà luogo di riposo per la pianta dei tuoi piedi; là il Signore ti darà un cuore trepidante, languore di occhi e angoscia di anima. 

66La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo; temerai notte e giorno e non sarai sicuro della tua vita. 67Alla mattina dirai: Se fosse sera! e alla sera dirai: Se fosse mattina!, a causa del timore che ti agiterà il cuore e delle cose che i tuoi occhi vedranno. 68Il Signore ti farà tornare in Egitto, per mezzo di navi, per una via della quale ti ho detto: Non dovrete più rivederla! e là vi metterete in vendita ai vostri nemici come schiavi e schiave, ma nessuno vi acquisterà».

TERZO DISCORSO

69Queste sono le parole dell'alleanza che il Signore ordinò a Mosè di stabilire con gli Israeliti nel paese di Moab, oltre l'alleanza che aveva stabilito con loro sull'Oreb.


DEUTERONOMIO 28