mercoledì 27 maggio 2015

«MA GUAI A VOI, SCRIBI E FARISEI IPOCRITI.» Mt 23,13

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" Il mio cuore finalmente ha trovato quello che da sempre cercava, 
la vera: Pace. 
Ed ora mi sento al sicuro da qualunque male e pericolo, 
perché ho accettato di vivere nell'immenso «dono» ricevuto da Dio, 
nella: Divina Volontà. 
Sicché la morte, in Cristo, non è più morte, ma Eterna Vita."

LUCIANO MIRIGLIANO
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*XIII VOL. 22 NOVEMBRE 1921*

GLI ATTI FATTI NELLA DIVINA VOLONTÀ SONO LUCE.
LA PENA CHE PIÙ TRAFISSE GESÙ NELLA SUA PASSIONE FU:
LA FINZIONE.
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    Continuando il mio solito stato e vegliando quasi tutta la notte, il mio pensiero spesso spesso volava al mio prigioniero Gesù, e Lui si è fatto vedere in fitte tenebre, tanto che sentivo il suo respiro affannoso, il tatto della sua persona, ma non lo vedevo. Allora ho cercato di fondermi nella sua Santissima Volontà facendo i miei soliti compatimenti e riparazioni, e un raggio di luce più splendente del sole è uscito da dentro il mio interno e rifletteva sul volto di Gesù. 

    A quel raggio, il suo Santissimo volto si è rischiarato, e facendosi giorno si sono dileguate le tenebre ed io ho potuto abbracciarmi alle sue ginocchia; e Lui mi ha detto: 

    “Figlia mia, gli atti fatti nella mia Volontà sono "giorni" per Me, e se l’uomo con le sue colpe mi circonda di tenebre, questi atti, più che raggi solari mi difendono dalle tenebre e mi circondano di luce; mi danno la mano per far conoscere alle creature chi sono Io. 

    Perciò amo tanto chi vive nel mio Volere, perché nella mia Volontà può darmi tutto e mi difende da tutti, ed Io mi sento di darle tutto e di racchiudere in lei tutti i beni che dovrei dare a tutti gli altri. Supponi che il sole avesse la ragione, e le piante fossero ragionevoli, e di volontà rifiutassero la luce ed il calore del sole, né amassero di fecondare e di produrre frutti; che solo una pianta ricevesse con amore la luce del sole e volesse dare al sole tutti i frutti che le altre piante non vogliono produrre; non sarebbe giusto che il sole ritirando da tutte le altre piante la propria luce, facesse piovere su quella pianta tutta la sua luce ed il suo calore? Credo di sì!

    Ora, ciò che non succede al sole perché privo di ragione, può succedere tra l’anima e Me”. 

Detto ciò è scomparso. Onde dopo è ritornato ed ha soggiunto: 

    “Figlia mia, la pena che più mi trafisse nella mia Passione fu l’affettazione dei farisei. Fingevano giustizia ed erano i più ingiusti; fingevano santità, regolarità, ordine, ed erano i più perversi, fuori d’ogni regola ed in pieno disordine, e mentre fingevano d’onorare Iddio, onoravano sé stessi, il proprio interesse, il comodo proprio. 

    Perciò la luce non poteva entrare in loro, perché i loro modi affettati ne chiudevano le porte, e la finzione era la chiave che a doppie girate, serrandole a morte, ostinatamente impediva anche qualche barlume di luce. Tanto, che trovò più luce Pilato idolatra, perché tutto ciò che fece e disse non partiva da finzione, ma al più dal timore, che gli stessi farisei; ed Io mi sento più tirato verso il peccatore più perverso, non finto, che verso quelli che sono più buoni, ma finti. 

    Oh! come mi fa schifo chi apparentemente fa il bene, finge d’essere buono, prega, ma dentro vi cova il male, il proprio interesse, e mentre le labbra pregano, il suo cuore è lontano da Me, e nell’atto stesso di fare il bene pensa come soddisfare le proprie passioni brutali. 

    Poi, l’uomo finto, nel bene che apparentemente fa e dice, non è capace di dar luce agli altri, avendone suggellato le porte. Quindi agiscono da diavoli, incarnati, che molte volte sotto aspetto di bene attirano l’uomo, e questo vedendo il bene si fa tirare, ma quando poi al più bello della via, viene precipitato nelle colpe più gravi. 

    Oh! quanto sono più sicure le tentazioni sotto aspetto di colpa, anziché quelle sotto aspetto di bene; così almeno è più sicuro trattare con persone perverse che con persone buone, ma finte! Quanto veleno non nascondono? E quante anime non avvelenano? Se non fosse per le finzioni e se tutti si facessero conoscere per quel che sono, si toglierebbe la radice del male dalla faccia della terra, e tutti ne resterebbero disingannati”.

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*MARANATHÀ*

lunedì 18 maggio 2015

«IL REGNO DEL DIVIN VOLERE - L'ORA DEL TRIONFO» Gv 15, 15-16

*MAMMA REGINA FAMMI VIVERE E MORIRE DI VOLONTÀ DIVINA* 

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*V MEDITAZIONE*

IL QUINTO PASSO 
DELLA DIVINA VOLONTÀ 
NELLA REGINA DEL CIELO. 
IL TRIONFO DELLA PROVA.
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L'ANIMA ALLA VERGINE

    Sovrana Regina, veggo che mi tendi le braccia, ed io corro anzi volo a Te per godermi i tuoi casti abbracci, i tuoi celesti sorrisi. Mamma santa, oggi hai aspetto trionfante, hai sembianza di vincitrice. Tu vuoi narrarmi la gloriosa vittoria della tua prova. Nevvero? Ed io ti ascolterò ben volentieri, nella grande speranza che anche a me Tu conceda la grazia, di trionfare su ogni prova a cui il buon Dio vorrà sottopormi.

LEZIONE DELLA REGINA DEL CIELO 

    Figlia a me carissima, oh, come sospiro di confidarti i miei segreti. Essi mi daranno immensa gloria ed esalteranno quel Fiat che fu la causa prima del mio Immacolato Concepimento, della mia Santità,  della mia Sovranità e Maternità Divina!

    Tutte le sublimi prerogative per cui la Chiesa tanto mi onora, non furono altro che gli effetti della Divina Volontà che mi dominava, che regnava e viveva in me. È naturale quindi che io brami di far conoscere agli uomini la meravigliosa potenza di quel Fiat che in Me produsse privilegi ed effetti tanto mirabili da far stupire Cielo e terra.

    Ora ascoltami, figlia cara: quando l'Ente Supremo richiese il mio volere umano, io compresi il grave male che la volontà umana può produrre nell'uomo, avendo capacità di scompigliare anche le opere più belle del Creatore. La creatura a causa del suo proprio volere è oscillante, debole, incostante, disordinata, mentre Iddio, nel crearla, l'aveva unita alla sua Volontà Divina, perché questa potesse essere la sua forza, il suo moto primo, il suo sostegno, il suo cibo, la sua vita. 

    Sicché col non dar vita alla Volontà Divina in noi, si respingono i beni ed i diritti ricevuti in dono da Dio. Oh, come compresi bene l'offesa somma che l'uomo arreca a Dio ed i mali che egli attrae su di sé! Ebbi allora paura ed orrore di fare la mia volontà e giustamente temevo. Non era stato forse anche Adamo creato da Dio innocente e puro? Col fare la propria volontà, in quanti mali non era piombato egli mai, trascinando seco tutte quante le generazioni?

    Presa perciò da terrore e più ancora da tenerezza ardente verso il mio Creatore, giurai di non fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio sacrificio a Colui che tanti mari mi aveva dato di grazie e privilegi, presi la mia volontà e la legai ai piedi del Trono divino, in omaggio continuo d'amore e sacrificio, affermando di non servirmene giammai, neppure per un istante solo. 

    Figlia mia, forse a te non parrà grande il sacrificio che feci di vivere senza la mia volontà; invece ti assicuro che non ve n'è altro simile al mio. I sacrifici di tutta la storia del mondo, paragonati a questo, non sono che ombre. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no, è facile; ma sacrificarsi ad ogni istante, in ogni atto, nello stesso bene che si vuol fare, durante tutta l'esistenza, senza dar mai vita alla volontà propria, è il sacrificio dei sacrifici, è l'attestato più grande di fedeltà, è l'amore più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che si possa offrire al Creatore. 

    È tanto grande questa oblazione, che Dio non può chiedere nulla di più dalla creatura, né essa può trovare altra offerta migliore di questa. Ora, figlia carissima, non appena ebbi fatto dono della mia volontà al mio Signore, io mi sentii trionfante nella prova che mi era stata richiesta, e Dio, a sua volta, si sentì vittorioso sulla mia volontà umana. Egli aspettava la prova della mia rinuncia, attendeva cioè un'anima che vivesse senza volontà propria, per aggiustare le partite del genere umano, per concedere a tutti clemenza e misericordia.

    Ed ora, una parolina a te, figlia mia. Oh, se tu sapessi come io aneli di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono Madre e che la Mamma vuol vedere felice la figlia sua. Ma, come potrai esserlo se non ti decidi a vivere come visse la Mamma tua? 

Se farai così, tutto, tutto ti darò; mi metterò a tua disposizione e sarò tutta tua. Procurami perciò questo bene e questa gioia di vedere cioè una figlia che viva tutta di Volontà Divina.

L'ANIMA

Sovrana trionfatrice, nelle tue mani di Madre io depongo la mia volontà, affinché tu stessa me la purifichi ed abbellisca; la lego insieme alla tua ai piedi del Trono divino, affinché d'ora innanzi io possa vivere non più della mia, ma esclusivamente sempre della Volontà di Dio.

PRATICA

Per onorarmi, in ogni atto che farai, consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, perché al posto di essa io faccia scorrere il Divin Volere.

GIACULATORIA

Regina trionfatrice, ruba la mia volontà e cedimi quella Divina.

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*3° FIAT SANTIFICANTE*


P.S. LUISA PICCARRETA - DA: «LA REGINA DEL CIELO NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ». MEDITAZIONI SULLA VITA DI MARIA SS. PER CHI VUOLE IMPARARE A VIVERE DI VOLONTÀ DIVINA CAN. BENEDETTO CALVI - 

domenica 10 maggio 2015

«IL PRIMO ATTO DI DISOBBEDIENZA DELL'UMANITÀ.» Genesi 3,3

«Io sono Dio onnipotente:
cammina davanti a me e sii integro.
Porrò la mia alleanza tra me e te
e ti renderò numeroso molto, molto».
 
Genesi 17,1-2
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*XXI VOL. 8 APRILE 1927*

COME TUTTE LE FIGURE E SIMBOLI DELL’ANTICO TESTAMENTO
SIMBOLEGGIAVANO I FIGLI 
DELLA DIVINA VOLONTÀ. 
COME ADAMO DA UN PUNTO ALTO
PRECIPITÒ SUL PUNTO PIÙ BASSO.
*
    Stavo seguendo gli atti che il Voler Divino aveva fatto in tutta la Creazione, come pure cercavo gli atti fatti tanto nel primo padre Adamo, quanto in tutti quelli che aveva operato in tutti i santi dell’antico testamento; specialmente dove il Supremo Volere aveva fatto risaltare la sua potenza, la sua fortezza, la sua virtù vivificatrice. 

    Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto: Figlia mia, le più grandi figure dell’Antico Testamento, mentre erano figure ed adombravano il futuro Messia, racchiudevano insieme i doni e le figure e simboleggiavano tutti i doni che avrebbero posseduto i figli del Fiat Supremo. Adamo, quando fu creato, fu la vera e perfetta immagine dei figli del mio Regno. 

    Abramo fu simbolo dei privilegi e dell’eroismo dei figli del mio Volere, e come chiamai Abramo ad una terra promessa in cui scorreva latte e miele, facendolo padrone di quella terra, terra tanto feconda che era invidiabile ed ambita da tutte le altre nazioni, era tutto simbolo di ciò che avrei fatto coi figli della mia Volontà. 

    Giacobbe fu un altro simbolo di essi; scendendo da lui le dodici tribù d’Israele, da mezzo a loro doveva nascere il futuro Redentore, che doveva riannodare di nuovo il Regno del Fiat Divino coi figli miei. Giuseppe fu simbolo del dominio che avrebbero avuto i figli della mia Volontà, e come questo non fece perire di fame tanti popoli e anche i suoi ingrati fratelli, così i figli del Fiat Divino avranno il dominio e saranno causa di non far perire i popoli che chiederanno da loro il pane della mia Volontà. 

    Mosè era figura della potenza, Sansone simbolo della fortezza dei figli del mio Volere, Davide simboleggiava il regnare di essi; tutti i Profeti simboleggiavano la grazia, le comunicazioni, le intimità con Dio, che più di loro avrebbero posseduto i figli del Fiat Divino. 

    Vedi, tutti questi non erano che simboli, figure di essi. Che sarà quando verranno fuori le vite di questi simboli? Dopo tutti questi venne la Celeste Signora, la Sovrana Imperatrice, l’Immacolatala "senza macchia", la Madre mia. Essa non era simbolo né figura, ma la realtà, la vera vita, la prima figlia privilegiata della mia Volontà, ed Io guardavo nella Regina del Cielo la generazione dei figli del Regno mio. 

    Era la prima impareggiabile creatura che possedeva integra la vita del Volere Supremo e perciò meritò di concepire il Verbo Eterno e maturare nel suo Cuore Materno la generazione dei figli dell’Eterno FiatPoi venne la mia stessa Vita, in cui veniva stabilito il Regno che dovevano possedere questi figli fortunati. 

    Da tutto ciò puoi comprendere che tutto quel che Dio fece dal principio della creazione del mondo, che fa e che farà, il suo scopo principale è di formare: il Regno della sua Volontà in mezzo alle creature. Queste sono tutte le nostre mire, questa è la nostra Volontà e a questi figli saranno dati tutti i nostri beni, le nostre prerogative, la nostra somiglianza. 

    E se ti chiamo a seguire tutti gli atti che ha fatto la mia Volontà, tanto nella creazione dell’universo, quanto nella generazione delle creature, non escludendo quelli che feci nella mia Madre Celeste né quelli che feci nella mia stessa Vita, è per accentrare in te tutti gli atti suoi e fartene dono, per poter insieme fare uscire da te tutti i beni che può possedere una Volontà Divina, per poter formare con decoro, onore e gloria il Regno dell’Eterno Fiat. Perciò sii attenta nel seguire la mia Volontà”. 

    Stavo pensando tra me: “Come mai, Adamo, col sottrarsi dalla Volontà Divina, da tanta altezza precipitò tanto nel basso?” 

    E Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, come nell’ordine naturale, chi cade da un punto altissimo, o perisce del tutto o rimane tanto sfracellato e deformato che gli riesce impossibile riacquistare il suo stato primiero di sanità, di bellezza, di altezza; rimarrà un povero storpiato, cieco e zoppo, e se questo è padre, usciranno da lui le generazioni degli storpiati, dei ciechi, dei gobbi e degli zoppi, così nell’ordine soprannaturale. Adamo cadde da un punto altissimo. Lui era stato messo dal suo Creatore ad un punto tanto alto che sorpassava l’altezza del cielo, delle stelle, del sole; col vivere nella mia Volontà dimorava al di sopra di tutto, in Dio stesso. 

    Vedi dunque da dove precipitò Adamo? Dall’altezza da dove cadde fu miracolo che non perì del tutto, ma se non perì, il colpo che ricevette nella caduta fu tanto forte che fu inevitabile il non rimanere storpiato, sfracellato e deformato nella sua rara bellezza. Lui restò fracassato in tutti i beni, indolenzito nell’operare, intontito nell’intelletto. Una febbre continua lo debilitava, per cui, affievolendogli tutte le virtù, non sentiva più forza a dominarsi. 

    Il più bel carattere dell’uomo, il dominio di se stesso, era svanito e sottentrarono le passioni a tiranneggiarlo, a renderlo inquieto e mesto. E siccome era padre e capo delle generazioni, venne fuori la famiglia degli storpi. Il non fare la mia Volontà si credono che sia cosa da nulla. Invece è la rovina totale della creatura! E quanti atti in più di volontà propria commette, tante volte accresce i suoi mali, la sua rovina, e si scava l’abisso più profondo dove precipitare”. 

    Onde pensavo tra me: “Se Adamo, che per una sola volta si sottrasse dalla Divina Volontà cadde così in basso e cambiò la sua fortuna in miseria, la sua felicità in amarezze, cosa sarà di noi, che tante e tante volte ci sottraiamo da quest’adorabile Volontà?” 

    Ma mentre ciò pensavo, il mio amato ed unico Bene ha soggiunto: “Figlia mia, Adamo cadde tanto nel basso, perché si sottrasse ad una Volontà espressa del suo Creatore, in cui veniva racchiusa in Essa la prova per provarlo nella sua fedeltà verso Colui che gli aveva dato la vita e tutti i beni che possedeva. 

    Molto più che ciò che Iddio richiedeva da lui, dei tanti beni che gratuitamente gli aveva dato, che si privasse, tra i tanti frutti che gli aveva dato, di un solo frutto, per amore di Colui che tutto gli aveva dato. Ed in questo piccolo sacrificio che Dio voleva da lui, gli aveva fatto conoscere non altro  ché l'essere sicuro del suo amore e della sua fedeltà. 

    Adamo avrebbe dovuto sentirsi onorato, che il suo Creatore voleva essere sicuro dell’amore della sua creatura. Si accrebbe la colpa, perché colui che lo attirò e persuase a cadere non fu un essere superiore a lui, ma un vile serpente, suo capitale nemico. La sua caduta portò più gravi conseguenze in quanto era il capo di tutte le generazioni, quindi tutte le membra, come connaturale, dovevano sentire gli effetti del male del loro capo. 

    Vedi dunque che quando una mia Volontà è espressa, voluta e comandata, il peccato è più grave e le conseguenze sono irrimediabili, e solo la mia stessa Volontà Divina può riparare ad un tanto male, come successe ad Adamo. Invece, quando non è espressa, sebbene la creatura è in dovere di pregarmi per conoscere la mia Volontà nel suo operato, se dentro il suo atto c’entra un bene è la pura gloria mia. 

    Però se non è espressa, non è così grave il male ed è più facile trovare rimedio. E questo lo faccio a ciascuna creatura per provare la loro fedeltà e anche per mettere al sicuro l’amore che dicono di volermi. Chi è che non vuol essere sicuro di un potere che acquista, tanto che giunge a fare le scritture? Chi è che non vuol essere sicuro della fedeltà di un amico, della lealtà vera di un servo? 

    Onde, per essere sicuro, faccio conoscere che voglio i piccoli sacrifici, i quali porteranno loro tutti i beni, la santità e realizzeranno lo scopo per cui furono creati. Invece, se saranno restii, tutto sarà sconvolto in loro e tutti i mali piomberanno loro addosso. Però il non fare la mia Volontà è sempre un male, più o meno grave, a seconda della conoscenza che di Essa si possiede”.

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giovedì 7 maggio 2015

LUISA PICCARRETA: * VADE RETRO * Genesi 3,15 *


* XXIX VOL. 19 MAGGIO 1931 *
SCENE DELL'EDEN.  CADUTA DELL'UOMO.
LA REGINA DEL CIELO CHE SCHIACCIA IL CAPO AL SERPE INFERNALE ...

« .. la Celeste creatura, [...] gli schiacciò la testa ed il nemico sentì tale potenza in Lei, che lo atterrò e non ebbe la forza di avvicinarsi; questo lo faceva rodere di rabbia e usava tutte le sue armi infernali per combatterLa, macché! faceva per avvicinarsi, si sentiva fiaccare, rompere le gambe e costretto a rivolgersi indietro e da lontano spiava le sue mirabili virtù, la sua potenza e santità .. » 3fiat