sabato 1 luglio 2017

«CHARLIE, AYLAN → GESÙ BAMBIN»


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«Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte

Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, 
a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere.

Anche contro la volontà dei genitori. 

Abbiamo toccato il fondo delle barbarie. 

Siamo figli delle istituzioni, e dobbiamo la vita ad esse? 

Povero Occidente: 
ha rifiutato Dio e la sua paternità 
e si ritrova affidato alla burocrazia! 

L'angelo di Charlie vede sempre il volto del Padre. 

Fermatevi, in nome di Dio. 

Altrimenti vi dico con Gesù: 
“Sarebbe meglio che vi legaste al collo una macina da mulino 
e vi gettaste nel più profondo del mare”.»

Card. Carlo Caffarra

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*XXXV VOL. 10 GENNAIO 1938*

LA PRIMA PREDICA 
CHE FECE IL PICCOLO RE GESÙ, 
AI BAMBINI D’EGITTO.

    Stavo facendo il giro nel «Fiat Divino». Ed oh! Come sospiro che nessun atto mi sfugga di quello che ha fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione. Pare mi manchi qualche cosa, se tutto ciò che ha fatto io non lo riconosco, non lo amo, non lo bacio, non me lo stringo al cuore, come se fosse mio. Ed il Divino Volere resterebbe come scontento, se chi vive in Esso non conosce tutti gli atti suoi, e non trova in tutto ciò che ha fatto il piccolo ti amo di chi tanto ama; e non vi è cosa che non ha fatto per lei. Onde sono giunta a seguire quando il Celeste Bambino si trovava in Egitto, nell’atto quando faceva i suoi primi passi. Ed io baciavo i suoi passi, mettevo il mio ti amo ad ogni passo che faceva, e gli chiedevo i primi passi della sua Volontà a tutte le umane generazioni. Io cercavo di seguirlo in tutto, se pregava, se piangeva, gli chiedevo che la sua Volontà animasse tutte le preghiere delle creature, e che le sue lacrime rigenerassero la Vita del suo «Fiat» nell’umana famiglia. Onde, mentre stavo attenta a seguirlo in tutto, il piccolo Re Bambino, visitando la povera anima mia mi ha detto:

     “Figlia del mio Volere, come sono contento quando la creatura non mi lascia solo. Me la sento dietro, avanti, in tutti gli atti miei. Ora, tu devi sapere che il mio esilio in Egitto non fu senza conquiste. Quando giunsi all’età di circa tre anni, dal nostro piccolo tugurio sentivo i fanciulli che giocavano, gridavano in mezzo alla strada, ed Io, piccolo qual ero, uscivo in mezzo a loro. Come mi vedevano mi correvano intorno, e chi più si voleva mettere vicino, perché era tanta la mia beltà, l’incanto del mio sguardo, la dolcezza della mia voce, che si sentivano rapire ad amarmi. Perciò mi facevano ressa d’intorno e mi amavano tanto, che non si sapevano distaccare da Me. Ora, anch’Io amavo questi bambini, e siccome l’amore quando è vero cerca di farsi conoscere, non solo, ma di dare ciò che può rendere felice nel tempo e nell’eternità, ora, a questi piccoli Io feci la mia prima predichina, adattandomi alla loro piccola capacità. Molto più, che possedendo l’innocenza mi potevano più facilmente capire. 

     Ora, vuoi sentire quale fu la mia predica? Dicevo loro: “Bambini miei, ascoltatemi. Io vi amo assai, e voglio farvi conoscere la vostra origine. Guardate il cielo, lassù tenete un Padre Celeste che vi ama assai, ma vi ama tanto, che non si contentò di farvi da Padre dal Cielo, di guidarvi, di crearvi un sole, un mare, una terra fiorita, per rendervi felici. Ma amandovi d’un amore esuberante, volle scendere nei vostri cuori, formare la sua Reggia nel fondo dell’anima vostra, facendosi dolce prigioniero di ciascuno di voi. Ma per far che? Per dar vita al vostro palpito, respiro e moto. Sicché voi camminate, e cammina nei vostri passi, si muove nelle vostre manine, parla nella vostra voce, e mentre camminate, vi movete, siccome vi ama assai, or vi bacia, or vi stringe, or vi abbraccia e vi porta come in trionfo, ché siete i cari suoi figli. Quanti baci e abbracci nascosti non vi dà questo nostro Padre Celeste, e voi, perché disattenti, non avete fatto incontrare il vostro bacio al suo, ed i vostri abbracci al suo paterno amplesso, e Lui è rimasto col dolore che i suoi figli non l’hanno né baciato né abbracciato. 

    Ora, bambini miei cari, sapete che vuole da voi questo Padre Celeste? Vuol essere riconosciuto in voi, che tiene la sua sede nel centro dell’anima vostra, e siccome Lui vi dà tutto, né vi è cosa che Lui non vi dà, vuole il vostro amore in tutto ciò che fate. Amatelo, l’amore non si parta mai dal vostro cuoricino, dalle vostre labbra, dalle vostre opere, da tutto, e questo sarà il cibo prelibato che darete alla sua Paternità. Lui vi ama assai e vuole essere amato. Nessuno può giungere ad amarvi come Lui vi ama; tanto vero, che avete anche un padre terreno, ma quanto è dissimile dall’amore del Padre Celeste, lui non vi segue sempre, non vigila i vostri passi, non dorme insieme, né palpita nel vostro cuore, e se cadete neppure ne sa nulla. 

    Invece il Padre Celeste non vi lascia mai, se state per cadere vi dà la mano per non farvi cadere, se dormite vi veglia, e anche se giocate e fate delle impertinenze sta con voi e conosce tutto ciò che fate. Perciò amatelo assai, assai”. Ed accendendomi di più dicevo loro: 

    “Datemi la parola che lo amerete sempre, sempre. Dite insieme con Me: “Vi amiamo, Padre nostro che sei nei Cieli, vi amiamo Padre nostro che risiedete nei nostri cuori”.

    Figlia mia, al mio dire, i bambini, chi si commoveva, chi piangeva di gioia, chi restava rapito, chi si stringeva tanto forte a Me, che non mi volevano più lasciare. Io facevo sentire la Vita palpitante del mio Padre Celeste nei loro cuoricini, e loro ne gioivano, facevano festa, perché non più avevano un Padre lontano, ma nel proprio cuore. Ed Io per rassodarli e per dar loro la forza a partirsi da Me, li benedivo, rinnovando sopra di quei fanciulli la nostra Forza Creatrice, invocando la potenza del Padre, la sapienza di Me, Figlio, e la virtù dello Spirito Santo; e dicevo loro: “Andate, e poi ritornerete”. E così si partivano. Ma poi ritornavano gli altri giorni, ma quasi a turbe una folla di fanciulli, si mettevano a spiare quando dovevo uscire, e per vedere che cosa Io facessi nel nostro tugurio. 

      E quando Io uscivo mi battevano le mani, mi facevano festa, gridavano tanto, che la mia Mamma usciva alla porta, per vedere che cosa succedeva. Ed oh! Come restava rapita nel vedere il suo piccolo Figlio parlare con tanta grazia a quei bambini, che si sentiva scoppiare il cuore per amore, e vedeva in essi le primizie della mia Vita quaggiù, perché di questi fanciulli che mi ascoltarono, nessuno si perdette. Il conoscere che avevano un Padre nei loro cuori, fu come caparra di poter possedere la Patria Celeste, per amare quel Padre che già stava anche nel Cielo. Figlia mia, questa mia predica che Io, piccolo Bambino, facevo ai fanciulli d’Egitto, era il fondamento, la sostanza della creazione dell’uomo. Essa contiene la dottrina più necessaria, la santità più alta; fa sorgere l’amore in ogni istante per amarsi il Creatore e la creatura. 

     Qual dolore nel vedere tante piccole vite, che non conoscono la Vita d’un Dio nelle loro anime, crescono senza Paternità Divina, come se fossero soli nel mondo; non sentono né conoscono quanto sono amati. Come possono amarmi? Quindi, tolto l’amore, il cuore indurisce, la vita abbruttisce e, povera gioventù, si dà in braccio ai più gravi delitti. Questo è un dolore per il tuo Gesù, e voglio che sia un dolore per te, affinché preghi per tanti che insegnino che sto nei loro cuori, che amo e voglio essere amato”.

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FIAT VOLUNTAS TUA